giovedì 11 ottobre 2018

REBECCA MORO E " IL PRINCIPE DEGLI SCIACALLI" : Intervista all' Autrice



Incuriosita dalla magnifica cover e dalla pubblicazione senza preavviso de " Il principe degli sciacalli" a firma di un' autrice che conosco per romanzi di genere ed ispirazione assai differenti, non ho potuto fare a meno di mettermi a  ficcanasare "dietro le quinte" per  saperne di più. Ringrazio di cuore Rebecca Moro alias S.M. May per avere dedicato alle mie curiosità il suo tempo, rispondendo ai miei  quesiti in modo diretto, spontaneo ed esaustivo: stimolando così il desiderio di leggerla! 

Editore: Fanucci Editore 
Ciclo: #1 Saga dei Quadranti
Genere: Epic Dark Fantasy
Pagine: 496
Prezzo: 18,00 (disponibile dal 24 ottobre)
Ebook: 4,99 QUI il link Amazon per l' acquisto

INTERVISTA A REBECCA MORO 

Perché la scelta di questo pseudonimo?
Non è stata una scelta facile. Il precedente nom de plume (S.M. MAY) era utilizzato da almeno cinque anni e per vari libri, ma da alcuni mesi è comparsa una “Silvia May” che si è messa a pubblicare erotici in self creando confusione, non so quanto involontaria, tra i lettori. Tra questo e il fatto che una mia omonima (rispetto al nome vero) era comparsa sui giornali per vicende non proprio positive, abbiamo cambiato preferito cambiare… Rebecca piaceva moltissimo all’editore.

La genesi del romanzo: come e quando è “ scoccata la scintilla”? Come lo hai scritto?
Allora, adesso un po’ mi prendono in giro sostenendo che non mi era mai passata la fissa (erotica) per i Visitors, lo sceneggiato degli anni ’80, ma in realtà da sempre avevo voglia di scrivere un fantasy e di metterci dentro tutto quello che avrei voluto trovarci come lettrice. Perciò non il solito eroe predestinato che scopre d’avere incredibili poteri, non la solita magia che risolve tutto, non la solita dicotomia netta tra buoni e cattivi. In questo romanzo i protagonisti vengono ridotti fin dall’inizio in uno stato di sottomissione, vengono sconfitti, umiliati, usati come pedine per i progetti altrui e devono faticare per ritrovare la strada.

Quali sono i riferimenti visivi, letterari, cinematografici che pensi ti abbiano suggestionata maggiormente?
Ah, a parte i già citati “Visitors”, direi che sono debitrice di tutte le saghe che ho letto dall’adolescenza sino a qui. Probabilmente non ti riesco a citare il particolare esatto che mi ha condizionato, ma un po’ tutti gli autori fantasy e sci-fi mi hanno lasciato qualcosa, un bagaglio che si è stratificato e sedimentato dentro.

Che rapporto ha S.M. May con Rebecca Moro?
Sono la stessa persona, anche se la Rebecca rappresenta un po’ la mia faccia più violenta e meno romantica. Possiamo vederla come una May crudele? In un certo senso.
Per esempio, se ripubblicassi oggi “Il sangue non è acqua” o “Oro”, li firmerei con il secondo pseudonimo.

Cosa  rappresenta per te questa storia?
A parte tre anni di vita (!), dare un senso alla diversità e scoprire un ordine/filo logico anche nel caos apparente di un paese che cade. Oggi abbiamo imparato a classificare le conquiste nemiche sempre e comunque come una rottura della pace e un attacco alle sovranità esistenti. Per secoli, però, le invasioni sono state anche un’occasione di rimescolamento di genti e di sangue e di rinnovamento di civiltà ormai in declino. Eppure, a seconda della nostra lettura della storia (e di chi ha vinto alla fine), distinguiamo ancora le conquiste “eroiche” da quelle “di sopraffazione”. Quindi ho pensato a un mondo fittizio dove entrambe le fazioni, uomini e bestie, seguono la loro natura ed entrambi credono di essere nel giusto.

Quali sono le difficoltà maggiori che hai riscontrato durante la stesura del romanzo? E quali sono le parti che ti sei divertita maggiormente a scrivere?
Prima di tutto, la lunghezza. Io non scrivo "romanzoni", ho il terrore di perdermi nelle sottotracce della trama, e in prima stesura il testo era assai più breve. Ma ho dovuto lavorarci per sviluppare ogni fatto e ogni personaggio. Alla fine, toccare il traguardo delle 130.000 parole per me è stato una vera vittoria. Seconda difficoltà: mantenere la coerenza. Mentre scrivevo i dialoghi dei ti-jak, dovevo sempre rammentare la loro natura non umana, le loro tradizioni differenti, le loro leggi. Spero di esserci riuscita.
Amo i paesaggi e amo le battaglie. Ho cercato di essere pulita nelle descrizioni, senza appesantire troppo, ma mi sono indubbiamente divertita a immaginare il dispiegamento di mezzi d’assalto. Ma ho faticato, eh: non ci sono i cavalli e neppure i fucili, quindi buona parte del fascino guerriero era già andato a farsi benedire.

Il personaggio che ti somiglia di più, quello che preferisci e quello che ti è meno simpatico.
Mi verrebbe da dire Sarissa, perché all’inizio è proprio una frignona, però Raven ha un certo idealismo pragmatico che mi appartiene. Per ora l’arciere senza stendardo è uno che tende a parteggiare per i potenti, ma non mi è antipatico del tutto. Potrei dargli una seconda possibilità…

Cosa deve aspettarsi il lettore da questo libro?
Un fantasy senza tanti eroismi e con protagonisti che maturano a poco a poco, un continuo cambio di scenari e paesaggi, battaglie, intrighi, riscatti di vario genere.

Il tuo fantasy rispecchia in qualche modo la realtà contemporanea, pur collocandola in una dimensione astratta?
Non voglio ripetermi, ma direi che l’elemento delle difficoltà di adattamento e convivenza, a seguito dell’arrivo  di genti diverse, è facilmente rintracciabile nel nostro mondo contemporaneo.

Dal Self publishing alla CE, tu pubblichi nell’uno e nell’altro modo da diversi anni: com’è stato lavorare con Fanucci ?
Da un lato, rinfrancante: quando pubblichi in self fai tutto da sola e poi scommetti alla fine sui lettori, senza veri riscontri e feedback prima; stavolta invece sono passata dal presentare un estratto del libro e discuterne faccia a faccia con l’editore al vedermi arrivare la proposta di contratto in quarantotto ore (e quindi già lì capisci che non sei l’unica a credere nella tua storia), e poi ho visto per mesi una squadra lavorare per il “mio” romanzo, pensando a tutto sino alla cover. Dire che ti senti ripagata, è poco.
Dall’altro, un filino terrorizzante. Nel senso che avevo in mente una data d’uscita in tardo autunno, invece all’improvviso mi è arrivata l’email con: siamo pronti per uscire. Ehhhhhhhhhh? In effetti, rischi un po’ l’infarto per la sorpresa.

#fanucci
#promozionegratuita

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