mercoledì 24 luglio 2013

SA REINA Simone Caltabellota Recensione

Mutiamo tutti da un giorno all'altro,
per lente e inconsapevoli evoluzioni,
vinti da quella legge ineluttabile del tempo
che oggi finisce di cancellare
ciò che ieri aveva scritto
nelle misteriose tavole del cuore umano.
                                                  Grazia Deledda
 
 
"Tre uomini in viaggio insieme, questo è il nostro primo giorno ed è sotto i rami grandi e nodosi di Sa Reina, lungo il suo corpo senza età, che ci siamo fermati, per abbandonare almeno un poco di tutto quello che ci portiamo dietro; dall'aereo e da prima ancora di incontrarci a Cagliari questa mattina, dalle nostre vite fino a questo momento, in questi campi poveri e secchi dove il tempo riflette se stesso e non ha più un verso".
 
Penso che questo passaggio vergato da Simone Caltabellota, vi dia un'idea di quello che troverete in questo viaggio fisico e soprattutto interiore alla ricerca di se stessi, alle soglie dei quaranta anni. E quale ambientazione potrebbe essere più consona per restare sospesi nel tempo, ma non nelle proprie convinzioni, se non la Sardegna? Come disse Grazia Deledda, mutiamo tutti da un giorno all'altro, per lente ed inconsapevoli evoluzioni. Leggendo queste magistrali "pennellate" dell'animo umano, quello più mutevole e profondo, quello dove non riusciamo a giungere neanche noi, ho ritrovato l'energia di una Terra arsa dal sole, caratterizzata da profumi inconfondibili, dove il tempo sembra essersi fermato. Questa dimensionalità temporale proietta il visitatore inconsapevole, dentro se stesso, alla ricerca di qualcosa di inspiegabile che nella frenesia del quotidiano difficilmente avrebbe il tempo di spiegare. Questo romanzo possiede certamente più chiavi di lettura e, se avete avuto la fortuna di viaggiare in Sardegna sotto Sa mama 'e su sole, coglierete anche la più piccola sfumatura.
 
 
 
 
 
SA REINA
di Simone Caltabellota
 
Editore: Ponte alle Grazie
Genere: Narrativa contemporanea
Collana: Scrittori
Pagine: 176
Prezzo: 13.00
Brossura
 
Trama
                                                                                      
Sa Reina, in Sardegna, è un ulivo millenario, forse il più antico del Mediterraneo. Proprio da Sa Reina, nella regione del Sulcis, comincia il viaggio del protagonista Davide e dei suoi amici Leo, un ragazzo che ha appeno perso l’amore, e Lucien, un rocker e archeologo inglese alla ricerca di materiali per uno studio sulle antiche civiltà sarde.
Quello che attende i tre nel Sulcis, però, sarà un’avventura senza respiro. Non solo resteranno bloccati sull’isola, ma si troveranno ad attraversare esperienze inimmaginabili, che li porteranno a contatto con i propri fantasmi e le proprie paure più profonde, con nuovi amori, con le rivolte sociali diffuse in quell’isola ribelle più di ogni altra; e, nel caso di Davide, con le proprie origini familiari, con la storia di suo padre e di suo nonno. Esperienze che li condurranno infine sul limite di un precipizio fisico e psicologico, in cui rischieranno di cadere per sempre, sopraffatti dalla malia di quella terra arcaica e m isteriosa.
In Sa Reina, interamente basato sulla cultura antica e il folklore sardi, il dato reale e quello spirituale, il tempo della storia e quello del mito si intrecciano continuamente, creando un singolare «racconto sciamanico», che non ha corrispondenti nella nostra narrativa di oggi.
 
 
 
 
Opinione
 
Inutile dire che la mia opinione sembrerà (o forse lo è) spudoratamente di parte, perchè io appartengo

a quella antica terra di cui narra Simone Cartabellota. In qualsiasi modo arriviate in Sardegna, che sia via aria o via mare, al vostro arrivo la prima cosa che percepirete sarà l'odore, soprattutto d'estate. Un odore inconfondibile di macchia mediterranea e in particolare di Elicriso, Cisto e Mirto, Erica e Lentisco, un mix che dona alla Sardegna un'impronta per chi  è nato e cresciuto, diventando il richiamo inconfondibile della propria origine. Un pò come quando un neonato riconosce la madre e il suo latte dall'odore, così un sardo avrà sempre nella mente e nel cuore quell'impronta che non sbiadisce mai, lungo l'esistenza di una vita. Arrivare in Sardegna è come tornare indietro nel tempo, soprattutto se si visita la parte "selvaggia", quella ancora ignara del cemento e dell'urbanizzazione, quella intrisa di mistero ed energia naturale, quella della Janas (le fate) e le loro case, quella delle Tombe dei Giganti (sepolture "energetiche"con una storia molto antica), e degli alberi secolari. Quella arcaica dei ritmi agro-pastorali, delle feste di paese, dei riti pagani che si tramandano (per fortuna!) di generazione in generazione. Quelle usanze mai perse di darsi del voi, di offrire un pezzo di pane e un bicchiere di vino al viandante. Tutto ciò si legge tra le righe di Sa Reina, un "manuale di viaggio interiore" alla ricerca dell'uomo e delle sue domande personali. Tre amici, tre personaggi molto diversi tra loro, tre fuggiaschi, tre ex-bambini alla ricerca di se stessi. Leggendo questo breve ma intenso romanzo, ho pensato a Demostene e la sua lanterna, all'albero di Herman Hesse, ad ognuno di noi, che in determinati momenti della vita, e in fortuite situazioni, cerca di guardare dentro se stesso e capire dove è arrivato (se è arrivato) e dove vorrebbe andare. Il romanzo di Caltabellota potrebbe essere la sceneggiatura degna del regista di Ballo a tre passi, Salvatore Mereu, che questo romanzo potrebbe magistralmente imprimere su pellicola, con intensi primi piani e struggenti panorami, in sottofondo solo il frinire delle cicale e il rumore del maestrale tra i rami di quercie e olivastri.

Il viaggio di Davide, figlio di sardo emigrato e dei suoi due amici, regala al lettore uno scorcio dell'animo umano, dal più riflessivo al più autodistruttivo, in una varietà di caratteri e modi di pensare diversi e, diversamente interessanti. Sullo sfondo il Sulcis tormentato dalle lotte dei proprietari terrieri per difendere il loro arido pezzo di terra, quello appartenente alla propria famiglia da generazioni e, come tale, segno distintivo d'appartenenza ad una classe sociale ben definita. Durante la permanenza sull'isola, i tre ragazzi vivranno momenti di particolare intensità emotiva, sia a livello personale che di gruppo, e quando torneranno alle loro vite, quel viaggio in qualche modo li avrà cambiati, spinti a chiedersi chi sono e chi vorrebbero essere. Per Davide si aprirà una finestra sul passato del padre, quello che non ha mai avuto modo di conoscere e, che il padre ha sempre tenuto nascosto, convinto che un mare di mezzo potesse cancellare gli errori del passato. I sardi non dimenticano, perchè gli piace inconsciamente crogiolarsi nei ricordi e nel dolore. Siamo un popolo attaccato alle proprie tradizioni e usanze, per noi il passato torna sempre, nel bene e nel male. Un romanzo che si legge tutto d'un fiato, dove conoscerete personaggi comuni e altri bizzarri, dove ognuno ha una storia da raccontare, a modo suo. "Personaggio chiave" della narrazione, un grande e secolare olivastro, che se potesse parlare, narrerebbe le vicende di chi all'ombra della sua chioma, si è fermato per parlare con sè stesso, e non ci è dato sapere se, e chi, ha mai ricevuto risposta.
 
 
 
 
L'autore
 
 
 
 
 
Simone Caltabellota è nato a Roma nel 1969. Come editor ha scoperto alcuni dei maggiori casi letterari degli ultimi dieci anni e ha curato le opere, tra gli altri, di John Fante e Manlio Cancogni. Ha esordito come narratore con Il giardino elettrico (Bompiani, 2010) che ha vinto il Premio Internazionale Alberico Sala ed è diventato un libro di culto.
 
 

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