Ruta Sepetys ci implora di non dimenticare ed è proprio grazie alle sue parole che il messaggio da lei spedito rimarrà custodito per sempre nel cuore dei lettori, non come un segreto, ma come un grido feroce, di rabbia. In nome anche di tutte quelle vittime che non hanno avuto la possibilità di parlare…
GARZANTI
AVEVANO SPENTO ANCHE LA LUNA
Ruta Sepetys
Traduzione a cura di Roberta Scarabelli
Casa editrice: Garzanti
Genere: Narrativa
Pagine: 304
Prezzo: 18.60€
Ebook: 6.99€
Trama
Lina ha appena compiuto quindici anni quando scopre che basta una notte, una sola, per cambiare il corso di tutta una vita. Quando arrivano quegli uomini e la costringono ad abbandonare tutto. E a ricordarle chi è, chi era, le rimangono soltanto una camicia da notte, qualche disegno e la sua innocenza. È il 14 giugno del 1941 quando la polizia sovietica irrompe con violenza in casa sua, in Lituania.
Lina, figlia del rettore dell'università, è sulla lista nera, insieme a molti altri scrittori, professori, dottori e alle loro famiglie. Sono colpevoli di un solo reato, quello di esistere. Verrà deportata. Insieme alla madre e al fratellino viene ammassata con centinaia di persone su un treno e inizia un viaggio senza ritorno tra le steppe russe. Settimane di fame e di sete. Fino all'arrivo in Siberia, in un campo di lavoro dove tutto è grigio, dove regna il buio, dove il freddo uccide, sussurrando. E dove non resta niente, se non la polvere della terra che i deportati sono costretti a scavare, giorno dopo giorno.
Ma c'è qualcosa che non possono togliere a Lina. La sua dignità. La sua forza. La luce nei suoi occhi. E il suo coraggio. Quando non è costretta a lavorare, Lina disegna. Documenta tutto. Deve riuscire a far giungere i disegni al campo di prigionia del padre. È l'unico modo, se c'è, per salvarsi. Per gridare che sono ancora vivi. Lina si batte per la propria vita, decisa a non consegnare la sua paura alle guardie, giurando che, se riuscirà a sopravvivere, onererà per mezzo dell'arte e della scrittura la sua famiglia e le migliaia di famiglie sepolte in Siberia. Ispirato a una storia vera, Avevano spento anche la luna spezza il silenzio su uno dei più terribili genocidi della storia, le deportazioni dai paesi baltici nei gulag staliniani. Venduto in ventotto paesi, appena uscito in America è balzato in testa alle classifiche del «New York Times». Definito all'unanimità da librai, lettori, giornalisti e insegnanti un romanzo importante e potente, racconta una storia unica e sconvolgente, che strappa il respiro e rivela la natura miracolosa dello spirito umano, capace di sopravvivere e continuare a lottare anche quando tutto è perso.
Opinione di Sybil
Sappiamo che la Seconda Guerra Mondiale è stata una delle guerre più tremende e devastanti, sia per la perdita umana che per le brutalità inflitte. Conosciamo le persecuzioni razziali, i campi di concentramento, le ingenti perdite negli scontri armati, la morte in ogni sua declinazione. Ma c’è anche un’altra faccia della guerra, che tutti abbiamo studiato e di cui abbiamo numerose volte parlato, ma che spesso sfugge alla nostra attenzione. Una guerra, dove il conflitto mondiale rappresentava solo l'inizio, che ha dato vita all’uccisione di circa venti milioni di persone, sotto la guida di un altro dittatore: Stalin. Io stessa, amante dello studio di questo periodo storico, mi sono trovata molto spesso a non approfondire la conoscenza relativa allo sterminio del popolo russo e di quello dei paesi Baltici, una strage da capogiro, se ci pensiamo bene.
Ruta Sepetys è nipote di un ufficiale dell’esercito lituano e suo padre, come la cugina della protagonista del romanzo, si è trovato a dover fuggire dalla sua casa per sottrarsi ad un destino crudele. Il libro prende vita proprio dalle testimonianze raccolte all’interno della sua famiglia e al di fuori e, anche se la storia di fondo è frutto della sua immaginazione, le vicende narrate sono tutte frammenti di esistenze vissute da persone vere, reali, che si son trovate a perdere tutto con la velocità del vento. La protagonista del romanzo si chiama Lina. Vive in Lituania con la sua famiglia, e conduce una vita tranquilla e serena. È il 1941 e l’Europa è a pezzi, ma niente sembra intaccare la felicità di una ragazzina nel fiore dei suoi anni, almeno fino a quando degli sconosciuti le piombano in casa e la portano via. In quel momento nell’abitazione sono presenti solo Lina, la madre e il fratellino. Il padre non è ancora tornato, ma agli uomini non importa, prendono ciò che resta della famiglia e se la portano via. Inizia così il lungo e tremendo viaggio di Lina, che la porterà dalla Lituania al freddo mare di Laptev, attraverso terre desolate e campi di prigionia gelidi e mortali. Lina, insieme a sua madre, cercherà di sopravvivere, nel dolore e nella sofferenza, tenendo nascosto nel cuore il ricordo di un tempo in cui tutto profumava di speranza e c’era cibo, acqua, vestiti caldi e dove suo padre, tornando allegro dal lavoro, l’aspettava sorridente in fondo alla strada. Lina, da bambina si trasformerà in una donna, pronta a tutto per difendere sua madre e suo fratello, e di quella ragazzina spensierata resterà soltanto l'ombra, alimentata dal desiderio di poter riabbracciare un giorno il padre.
Avevano spento anche la luna è un romanzo toccante, profondo, un grido silenzioso di aiuto ma anche di protesta. L'intimità e la delicatezza della voce narrante si scontano con la durezza dei temi trattati. Ci sono dei momenti durante la lettura in cui si riesce quasi a distinguere il rumore del battito del cuore di Lina, i suoi sospiri, il frusciare di un materasso di paia, il sibilare del vento gelido. È l’intensità del contenuto delle pagine, unita allo stile dell’autrice, a rendere indimenticabile questo libro; i capitoli brevi, la narrazione precisa e affilata, la mancanza di estreme esternazioni emozionali, sono tutti mezzi utilizzati per raggiungere un obbiettivo: coinvolgere profondamente il lettore, con semplicità.
Avevano spento anche la luna è un romanzo toccante, profondo, un grido silenzioso di aiuto ma anche di protesta. L'intimità e la delicatezza della voce narrante si scontano con la durezza dei temi trattati. Ci sono dei momenti durante la lettura in cui si riesce quasi a distinguere il rumore del battito del cuore di Lina, i suoi sospiri, il frusciare di un materasso di paia, il sibilare del vento gelido. È l’intensità del contenuto delle pagine, unita allo stile dell’autrice, a rendere indimenticabile questo libro; i capitoli brevi, la narrazione precisa e affilata, la mancanza di estreme esternazioni emozionali, sono tutti mezzi utilizzati per raggiungere un obbiettivo: coinvolgere profondamente il lettore, con semplicità.
Ci sono emozioni potenti, che fanno paura, ma che vale la pena affrontare.
Per non dimenticare mai il passato.
L'autrice
RUTA SEPETYS è nata in Michigan da una famiglia di rifugiati lituani la cui storia ha ispirato il suo primo romanzo, il bestseller Avevano spento anche la luna (Garzanti, 2011). Vive nel Tennessee con la sua famiglia.
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