mercoledì 9 marzo 2016

IL PRIGIONIERO DELLA NOTTE Intervista a Federico Inverni

La settimana scorsa ho avuto l’opportunità di leggere uno dei più bei thriller italiani attualmente in circolazione e oggi, grazie alla disponibilità dell’autore e alla preziosa collaborazione della casa editrice Corbaccio ho potuto anche rivolgere delle domande alla penna che ha dato vita al romanzo, arricchendo maggiormente il quadro generale della storia. È stato davvero interessante approfondire la conoscenza di alcuni dettagli che si nascondono dentro questo libro intenso ed oscuro, ambiguo e graffiante. Molti sono stati gli interrogativi sorti durante la lettura, dettati dalla curiosità di conoscere il meccanismo che gestisce la mente e le azioni dei protagonisti. Bene, adesso è arrivato il momento del confronto e se anche voi siete rimasti intrappolati nella rete de Il prigioniero della notte, leggete le parole precise ed esplicative di Federico Inverni…
Ringrazio ancora una volta l’autore e Corbaccio per la preziosa opportunità.



CORBACCIO
IL PRIGIONIERO DELLA NOTTE 
Federico Inverni





D:"Il prigioniero della notte" è un romanzo eccezionale, dalle tinte cupe e dense. Sin dalle prime pagine si avverte l’importanza  e l’onnipresenza dell’oscurità, intesa non solo come buio che avvolge il male, ma anche come totale assenza di colore nella mente di chi, per qualche motivo nel corso della vita, ha  smarrito la via e non sa più come utilizzare la bussola. Può  essere intesa come sinonimo di speranza, dato che dopo la notte arriva sempre un nuovo giorno? Nasconde in grembo la potenzialità dei protagonisti stessi di non essere più prigionieri della notte?

R:Innanzitutto grazie per i complimenti, e per aver voluto intervistarmi. Certamente sì! La notte prelude sempre a un’alba, in fondo. Ma trovo che ci sia qualcosa di sottilmente inquietante anche nell’incompiutezza dell’alba, nell’indecisione liminare tra luce e buio che rappresenta. Insomma… La verità è che il thriller può essere ovunque, anche nella più splendida delle albe!


D:Sia Lucas che Anna hanno alle spalle un abisso di dolore e pentimenti, una parte di loro sta marcendo e per quanto si sforzino di non far interferire questo lato della loro anima con le indagini, immancabilmente il passato arriva ad infettare con i suoi tentacoli anche il più piccolo straccio di normalità che invano hanno entrambi cercato di strappare alla vita. E tutto diventa confuso, irrazionale, la mente prende il sopravvento e inizia a sfumare i contorni della personalità dei protagonisti, rendendoli estranei persino a loro stessi. Può il passato non solo definire l’uomo in ogni sua parte, ma anche scrivere la sua sorte senza accettare l’intrusione di un futuro diverso?

R:Solo se glielo permettiamo. E in questo, due fattori sono importanti: la volontà e l’amore. La volontà serve ad avere la forza, l’amore (per se stessi e l’amore degli altri per noi) ad avere la costanza.


D:Leggendo il tuo libro si percepisce l’importanza che dai all’aspetto psicologico dei personaggi. Sono talmente caratterizzati sia fisicamente che psicologicamente da sembrare quasi vivi, pulsanti. Una delle prime domande che mi son posta è stata proprio questa: quanto fondamentale è per te delineare con una precisione quasi chirurgica, i processi mentali dei protagonisti. Poi ho trovato risposta nelle  note finali lasciate in fondo al romanzo. Personalmente adoro le note dell’autore perché permettono a noi lettori di entrare in contatto con ciò che ha dato vita al libro che abbiamo appena concluso. Con le tue note mi hai fatto capire quanto il tuo interesse per la mente umana abbia influito nella nascita de” Il prigioniero della notte”. Da dove nasce la tua passione per lo studio dei complicati processi mentali dell’uomo?

R:Nasce da esperienze biografiche di cui però non posso parlare… Ma direi che in generale nasce da una fascinazione, quasi un’ossessione, verso la memoria e il modo in cui i ricordi ci condizionano, nelle scelte razionali come in quelle istintive, emotive. E come dico appunto nella nota finale – per inciso, anche a me sono sempre piaciute le note degli autori, dalle postille di Stephen King alle sue raccolte di racconti in poi – mi affascina l’idea di studiare la normalità attraverso la verticalità spiccata delle patologie.

D:Lucas si sente uno spettro, un fantasma, non più degno di vivere, anzi già morto, ma nonostante ciò continua nel suo lavoro di detective in maniera del tutto istintiva, come guidato da una forza nascosta. Sostiene di non aver più a cuore le sorti del mondo dato che non ne fa più parte, ma svolge le indagini in maniera non del tutto apatica, partecipando attivamente alla risoluzione del caso. Vuole fermare questa spirale di morte. Vuole salvare delle vite. Non è questo però un forte segno di rinascita?  Non manifesta in fondo un sentimento potente che si discosta sostanzialmente dalla sua abituale indifferenza?

R:Immagina di dimenticare che puoi provare delle emozioni. Lo dimentichi, ma questo non vuol dire che non le provi. Semplicemente, non te ne rendi più conto… Ecco, questa è un po’ la situazione in cui si trova Lucas, ma non vorrei dire di più perché abbiamo già detto molto e con i thriller il rischio spoiler è sempre in agguato :-)

 D:La penna che si nasconde dietro “Il prigioniero della notte” ha tutta l’aria di essere guidata da una mano esperta, da uno scrittore che sa veramente dove colpire sia a livello stilistico che emotivo. Sappiamo che Federico Inverni non è il tuo vero nome, c’è un motivo per questa scelta? O come nel libro, anche nella firma è il mistero ad avere il ruolo centrale?

R:Ci sono delle ragioni di ordine personale, ma anche una motivazione semplice e diretta: preferisco che siano Lucas e Anna a incontrare i lettori e le lettrici, in fondo questa è la loro storia, non la mia…
Ti ringrazio per la disponibilità, è stato davvero interessante leggere il tuo romanzo e ascoltare le tue risposte. A questo punto non posso che aspettare una tua nuova creazione!

Grazie a te, e complimenti per le domande molto interessanti e stimolanti. Alla prossima, suppongo… :-)






Casa editrice: Corbaccio
Collana: Top Thriller
Genere: Thriller
Pagine: 480
Prezzo: 16.90€
Ebook: 9.99€




Trama


Sai vivere nell'oscurità Sai cogliere l'impercettibile Sai intuire dove si nasconde il male Ma tu non puoi nasconderti Lucas è un detective. Nella sua vita gli sono rimasti solo il nome e il lavoro. Il suo passato è una ferita sempre aperta da un evento sconvolgente ha segnato la sua vita... e la sua mente. Come un automa attraversa i delitti su cui è chiamato a investigare, mettendo al servizio della giustizia il suo intuito straordinario, quasi visionario, e la sua sensibilità persino eccessiva. Fino a quando incappa in un caso diverso da tutti gli altri: una giovane donna trovata morta con il terrore negli occhi e nessun segno di violenza apparente. Lucas sa che il colpevole è un assassino seriale e ne ha conferma da Anna, psichiatra profiler, abituata a scandagliare il male in tutte le sue forme, da quando lei stessa, da ragazza, ha vissuto un’esperienza traumatizzante. Lucas e Anna annaspano in un labirinto di follia in cui i ricordi del loro passato, tenuti troppo a lungo sepolti, riemergono taglienti come vetri rotti in un’indagine che li coinvolge da vicino, lasciandoli devastati di fronte a una verità impensabile.



L'autore

FEDERICO INVERNI è uno pseudonimo dietro il quale si nasconde l’autore di questo romanzo d’esordio. Italiano, di circa quarant’anni, Federico ama le storie, da qualunque parte provengano. Si sente in pace circondato dalle pagine scritte, ma a volte ha l’impressione che i libri lo guardino. Del resto, i libri hanno una vita indipendente: ecco perché ha scelto di celarsi dietro un nome diverso e lasciare che «Il prigioniero della notte» trovi la sua strada e i lettori. E forse anche perché teme che i personaggi gli assomiglino troppo.








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