Spesso io e Foschia veniamo " accusate" di esprimere giudizi simili sui libri che leggiamo; e la maggior parte delle volte in effetti è così. Beh.... questo libro è l' eccezione che conferma la regola, dimostrando quanto differenti in realtà siano a volte le nostre sensibilità, i nostri temperamenti e opinioni! Abbiamo voluto sottoporvi due pareri assai diversi sull' ultima fatica di una delle autrici italiane che entrambe apprezziamo maggiormente, poiché il nostro confronto in privato ci è sembrato interessante e costruttivo, e ognuna di noi ha difeso il suo pensiero con convinzione senza arretrare di un millimetro. Speriamo che apprezziate la nostra sincerità, che ha l' unico obiettivo di trasmettervi le emozioni da noi provate durante la lettura del romanzo, stimolando una rispettosa discussione.
ADELE VIERI CASTELLANO
Editore: Leggereditore
Collana: Narrativa
Genere: romance storico
Pagine: 419
Prezzo ( per il momento solo ebook) : € 4,99
Cartaceo: dal 22 gennaio 2015 € 12,00
La Trama
1871. Sylvia, divenuta vedova dopo un disastroso matrimonio,
arriva in Egitto con suo padre. Per lei è un sogno che si avvera.
Finalmente vedrà i luoghi mitici che conosce solo attraverso le lettere
di suo fratello Adam, che da anni collabora nelle sue spedizioni
archeologiche con Lord Brokenwood, il suo amore negato dell’adolescenza,
ora divenuto cieco a causa di un terribile incidente.
Presto, la bellezza di Sylvia, così eterea da ricordare quella della regina Nefertiti, viene notata da Zayd Ambath, il figlio del rais. Ma lei ha altro per la testa: sta per partire per una spedizione nel deserto unica e irrinunciabile alla ricerca di quello che rimane del mitico esercito di Cambise.
Solo non si aspetta che quel mare di sabbia nasconda una pericolosa minaccia, che può mettere a rischio la sua stessa vita. Toccherà a Lord Brokenwood accorrere in suo soccorso, ma l’uomo avrà bisogno di tutto il suo coraggio, e della forza dell’amore, per salvare Sylvia dalle spire del deserto.
Presto, la bellezza di Sylvia, così eterea da ricordare quella della regina Nefertiti, viene notata da Zayd Ambath, il figlio del rais. Ma lei ha altro per la testa: sta per partire per una spedizione nel deserto unica e irrinunciabile alla ricerca di quello che rimane del mitico esercito di Cambise.
Solo non si aspetta che quel mare di sabbia nasconda una pericolosa minaccia, che può mettere a rischio la sua stessa vita. Toccherà a Lord Brokenwood accorrere in suo soccorso, ma l’uomo avrà bisogno di tutto il suo coraggio, e della forza dell’amore, per salvare Sylvia dalle spire del deserto.
Opinione di Charlotte
"Nessuno spezzerà il filo che vi lega, nessun potere avrà colui che vuole nuocere all’amore eterno"
E così ho finito anche questa ultima fatica di Adele, e come
ogni volta all’ appagamento di una lettura
indimenticabile fa eco la malinconia di
dover lasciare andare luoghi, epoche e personaggi che mi hanno ammaliata. Per
me la Adele dei romance storici è inimitabile: o la ami o la ami. Quando entri nel suo mondo,
è impossibile non restare affascinati
dalle accurate ricostruzioni storiche, da personaggi carismatici, dal
susseguirsi di eventi e di stati emotivi. Personalmente trovo che la Castellano sia una vera maestra che pur partendo dai canovacci tipici del romance e
rispettandone gli schemi e l’ essenza, riesce immancabilmente a creare scenari suggestivi, a disegnare figure inedite, vicende che tengono il
lettore incollato alle pagine in modo sempre nuovo e stimolante, senza mai lesinare su quel che tocca nell' intimo i temperamenti romantici: il languore, la seduzione, i
dialoghi memorabili. Trovo che questo
romanzo ancor più di altri lavori dell‘ autrice presenti sfaccettature inedite e spunti di
riflessione, in virtù dell’ ambientazione esotica di fine ’ 800 che definirei “storica ma con un occhio al progresso”: a cavallo tra passato e futuro, tra mondo arabo e civiltà europea, in
bilico tra il tradizionale e il moderno, fra l’ anelito del nuovo e della
libertà e l’ ambiente conservatore e
perbenista, tra l’ Egitto millenario e
immortale e l’ aristocrazia inglese, istituzione
ormai in declino. I protagonisti de Il
canto del deserto sono
contraddittori come l’ epoca in cui
vivono: curiosi, affamati di vita e di esperienza ma al contempo fragili e legati
a sterili convenzioni , e per questo motivo spesso incoerenti e alla strenua ricerca di punti di riferimento. Le
figure femminili , Sylvia in particolare ma anche Judith, sono l’ espressione del
desiderio dell’ emancipazione delle donne, osteggiato dalla
società che impone loro matrimoni d’ interesse e frivolezze di ogni sorta: fiere, indomite, sincere,
esploratrici del sapere che diventa strumento di espressione di sè,
nel corso della storia sfoderano gli artigli per affermare la propria
autonomia di pensiero e di azione. Gli uomini
sono magnetici, desiderabili, brillanti,
belli dentro e fuori tra occhi di
cioccolato e sfumature di sabbia, fisici ben torniti e abiti dal taglio impeccabile, galateo da salotto e lotta per la
sopravvivenza nel deserto: ma rispetto ad altri personaggi della Castellano
presentano maggiori fragilità, insicurezze, drammi, indecisioni, e più di una volta nel corso della vicenda vengono messi in
discussione e si rivelano fallibili.
Brokenwood “ legno spezzato”è un uomo saldo e forte, che come suggerisce il suo nome all’ inizio
del libro è ridotto a pezzi dalla vita e che sta pagando la superficialità dimostrata in passato. Adam è puro istinto messo al guinzaglio mediante
atteggiamenti retrogradi . Nulla di più
facile per i due amici che trovarsi spiazzati, attratti e infine soggiogati da donne determinate e schiette che si discostano dall’ ideale femminile del
tempo.
Posto sullo sfondo ma protagonista indiscusso con i suoi
colori, forme e suggestioni, è l’ Egitto
dei mercati di stoffe e del lusso
contrapposto alla povertà degli indigeni; ma soprattutto il paese dei templi e delle necropoli raccontato come viaggio
nella storia dell’ uomo e in senso lato come cammino introspettivo di scoperta di se stessi attraverso lo studio e la
fruizione delle testimonianze di una
civiltà millenaria e misteriosa, estinta ma tuttora pulsante energia inspiegabile ( avete mai percepito questa sensazione visitando un museo egizio e osservando i reperti esposti? A me è successo) . Studiando e respirando i ritrovamenti, ascoltando la voce del
deserto, passato e presente sembrano
fondersi, fermare il tempo e gettare le
basi per il futuro: guardare o toccare un resto archeologico riporta al fascino di un’ epoca
da scoprire, a dimensioni oniriche in cui spazio e tempo, immaginazione e
realtà, non hanno confini poi così delimitati.
Ancora una volta Adele ci regala un libro sensualissimo con naturalezza e trasporto
emotivo: forse ancor più che in altri romanzi, con immancabile buongusto l’attrazione
e la complicità vengono suggeriti attraverso sguardi e impossibilità di
guardare , frasi accorate e parole non dette, baci a fior di labbra e carezze
più intime: in un gioco di contrasti l’
autrice riesce a toccare nell’ animo i suoi personaggi e a far vibrare di
sentimento i loro corpi rendendo sempre più affini i loro spiriti: fino all’ irrevocabile fusione in cui arrivano a mettersi a nudo emotivamente ancor prima che fisicamente.
Scordatevi i film di serie B incentrati su mummie ed effetti
speciali, concentratevi piuttosto sul potere evocativo dei reperti egizi,
inquietanti e magnifici, sull’ immenso
vuoto del deserto che colma silenzi e distanze temporali: inserite in questa ambientazione una vicenda entusiasmante, fatta
di dialoghi arguti, scene d’ azione, tensione emozionale, seduzione giocata sul sottile coinvolgimento dei sensi, soprattutto dei più incostistenti. Scordatevi anche la serie Roma Caput Mundi: Rufo integerrimo e invincibile non è Nicholas privilegiato e confuso; carne e sangue della Suburra vengono sostituiti da visioni e sensazioni evanescenti, impalpabili come la sabbia; la vita pulsante viene soppiantata sovente dalla malinconia delle vestigia del passato glorioso contrapposto alle contraddizioni di un' epoca sicuramente non leggendaria. Quello che Il canto del deserto vi regalerà se lo leggerete in quest' ottica è amicizia,
poesia, amore, delicatezza, struggimento, conflitti,
sogni, speranza.
AVVERTENZE
Suggerirei a chi è troppo di parte di sorvolare
sulla mia umile (e personalissima) opinione.
1. La lettura è come un viaggio, quando si riportano le proprie impressioni, ci si rende conto che è un'esperienza troppo soggettiva, a volte può sembrare di aver letto due romanzi diversi con lo stesso titolo.
2. Chi mi segue da principio, di me dovrebbe ricordare due cose: la prima il rispetto estremo che porto a chi scrive; la seconda, l'entusiasmo ancora più estremo nel far conoscere i primi magistrali romanzi di ADELE VIERI CASTELLANO (non avrò spinto cifre di lettrici a 4 zeri a leggerla, ma a uno o due zeri di certo).
3. Punto non meno importante, ho sempre letto con rispetto tutti, e rispetto vorrei sulle mie personalissime opinioni (che in questo caso solleveranno un polverone)
Opinione di foschia75
Per me è NI
Due giorni è il tempo che ho preso per decidere se scrivere il mio punto di vista su Il canto del deserto. Chi mi conosce sa con quale amore e passione io mi sia infilata per i polverosi vicoli dell'antica Roma, per le calli maleodoranti della Serenissima, sempre con una passione sfrenata per la penna di quella che io reputo a ragion veduta, la Regina del Romance italiano. Ma questa volta... questa volta, non ho udito il canto del deserto, non sono riuscita a impolverarmi nel mercato di Luxor o ad abbeverare la mia femminile immaginazione nell'oasi. Il primo impatto emotivo ricevuto è stato proprio il non aver percepito nessun impatto emotivo. La trama c'è, e anche ben articolata, ma la virale penna dell'autrice, questa volta non ha tatuato sulla mia pelle quelle sanguigne quanto indelebili immagini alle quali mi ha abituata. Perchè? Questa è la domanda che vado ripetendomi da due giorni. I motivi sono senz'altro personalissimi, considerato che quando leggo lo faccio non solo col cuore ma anche visivamente, e in passato se penso ai due Roma, mi rendo conto di essere stata catapultata nella narrazione tra la settima e la decima riga. Qui cosa è successo? E sì che io adoro i personaggi fine british romance, se poi sullo sfondo mettiamo un panorama dal calibro "faraonico", sarei dovuta soccombere senza indugio, anche se cadendo non avrei avuto gonne fruscianti ad attutire lo svenimento. No, non ho camminato sulla sabbia, non ho cavalcato un cavallo arabo, non ho assaggiato il tè alla menta anche se non nascondo che la voglia mi sia venuta. Evidentemente non era il mio momento, e badate bene, la colpa è solo mia, se ho perso questa magistrale occasione di farmi spaccare le labbra dal cocente sole e inesorabile vento secco del deserto, anche se non nego di aver avuto l'occasione di ammirare uomini coraggiosi e "ben equipaggiati" per l'avventura, ma...
Niente ha potuto il polveroso e grande Egitto, culla di una civiltà che ha fatto grandi cose, niente hanno potuto i personaggi tra i quali, senz'altro i secondari rubano spesso la scena per intensità emotiva ai primari. Niente hanno potuto le faraoniche tombe (e qui purtroppo mea somma culpa, è stato inevitabile non tornare con la mente schiava, alla magnificenza 3D di Roma) e ancor meno hanno aiutato le visioni della protagonista che mi hanno lasciato non poco disorientata nel finale. Ripeto, questa è la personalissima e umile sensazione che ho avuto di non essere mai entrata anima e 'core in questo romanzo e me ne dispiaccio parecchio. Ancora per giorni mi chiederò perchè Nicholas, ovvero Lord Brokenwood, ovvero Abu Ramla, non abbia fatto breccia nel mio cuore anzi, il suo destino di cornuto e mazziato mi abbia lasciato quasi insensibile alle sventure e non abbia capito le sue scelte. O ancora perchè il coraggio o forse meglio la testardaggine di Sylvia il cui passato avrebbe forgiato anche un uomo (e anche qui qualche riserva), non mi abbiano fatto tremare di aspettativa. Non lo so, penso che lo rileggerò per capire cosa mi sia successo. Ricorderò certamente il carattere di Adam e Judith personaggi secondari solo teoricamente; il modo energico di esporre il loro punto di vista, contro la nebulosa forza interiore dei protagonisti si farà ricordare.
Niente ha potuto il polveroso e grande Egitto, culla di una civiltà che ha fatto grandi cose, niente hanno potuto i personaggi tra i quali, senz'altro i secondari rubano spesso la scena per intensità emotiva ai primari. Niente hanno potuto le faraoniche tombe (e qui purtroppo mea somma culpa, è stato inevitabile non tornare con la mente schiava, alla magnificenza 3D di Roma) e ancor meno hanno aiutato le visioni della protagonista che mi hanno lasciato non poco disorientata nel finale. Ripeto, questa è la personalissima e umile sensazione che ho avuto di non essere mai entrata anima e 'core in questo romanzo e me ne dispiaccio parecchio. Ancora per giorni mi chiederò perchè Nicholas, ovvero Lord Brokenwood, ovvero Abu Ramla, non abbia fatto breccia nel mio cuore anzi, il suo destino di cornuto e mazziato mi abbia lasciato quasi insensibile alle sventure e non abbia capito le sue scelte. O ancora perchè il coraggio o forse meglio la testardaggine di Sylvia il cui passato avrebbe forgiato anche un uomo (e anche qui qualche riserva), non mi abbiano fatto tremare di aspettativa. Non lo so, penso che lo rileggerò per capire cosa mi sia successo. Ricorderò certamente il carattere di Adam e Judith personaggi secondari solo teoricamente; il modo energico di esporre il loro punto di vista, contro la nebulosa forza interiore dei protagonisti si farà ricordare.
Mentre Charlotte scrive di lasciare fuori alcune percezioni di film di serie B, io al contrario ho trovato alcuni passaggi che hanno acceso in me ricordi cinefili, e ho avuto quella fastidiosa sensazione per buona parte della lettura, ma per evitare spoiler non posso elencare i punti specifici.
Infine, cerco di consolarmi pensando che probabilmente sono troppo radicate in me scene di lotta nell'arena, e nella foresta germanica, che offuscano le polverose quando fulminee sparatorie nel deserto. Mi dispiace nei confronti dei miei lettori, e nei confronti dell'autrice se non sono proprio entrata nella narrazione, se non sono questa volta all'altezza di descrivere il mio giubilo e la mia schiavitù da ineguagliabile stile. Se non ho recepito vivide emozioni e sensazioni che, in passato sono state capaci di riverberarsi, come un'inesorabile onda d'urto sulla mia immaginazione.
E' stato bello e costruttivo per me, confrontarmi con la mia alter Charlotte, per una volta abbiamo trovato un libro che divide il nostro POV (so quanto questo termine la mandi in solluchero). Questo a testimoniare quanto la lettura sia soggettiva.
L' Autrice
Adele Vieri Castellano è nata a metà degli anni Sessanta e, dopo un
lungo periodo in Francia, è tornata a Milano, dove ora vive con tre
gatti e un computer portatile. E’ sempre molto impegnata tra editing,
traduzioni e romanzi, ma riesce a trovare il tempo per le amiche, perché
senza di loro il suo sogno non si sarebbe mai realizzato.
Per
Leggereditore ha pubblicato:
la serie di romanzi storici dedicati
all’antica Roma
Roma 40 d.C. Destino d’amore (rec. qui )
Roma 39 d.C. Marco Quinto Rufo (rec. qui )
Roma 42 d.C. Cuore Nemico ( rec. qui )
Roma 40 d.C. Destino d’amore (rec. qui )
Roma 39 d.C. Marco Quinto Rufo (rec. qui )
Roma 42 d.C. Cuore Nemico ( rec. qui )
Il veneziano Il gioco dell’inganno (rec. qui )
Il canto del deserto
Per Emma Books:
ha partecipato all’antologia
Gli uomini preferiscono le befane.
Implacabile (rec. qui )
(primo romanzo della serie RS Legio Patria Nostra)
Gli uomini preferiscono le befane.
Implacabile (rec. qui )
(primo romanzo della serie RS Legio Patria Nostra)
Il suo blog: http://adeleviericastellano.blogspot.it/