Esce oggi questo romanzo self , prima prova " sulla lunga distanza" di Nadia Filippini, concepito come seguito del racconto Come una girandola da lei pubblicato sei mesi fa. Il racconto, pur avendo un finale compiuto, lasciava in sospeso il
rapporto tra i due protagonisti: all' autrice però era dispiaciuto chiudere la storia in poche pagine, le era sembrato di sacrificare la
narrazione . Di qui la decisione di
scrivere una sorta di seguito ambientato due
anni dopo. Rassicuratevi: nonostante la storia faccia riferimento al racconto iniziale, non è indispensabile averlo letto per
comprendere il romanzo, poiché i punti salienti vengono ripresi e sviluppati. Il
racconto pertanto costituisce una sorta di chicca/prequel rivolta alle lettrici curiose di conoscere
nel dettaglio ciò che accadde due anni prima di Come il vento per una girandola tra i suoi protagonisti Alessio e Chiara.
COME IL VENTO PER UNA GIRANDOLA
NADIA FILIPPINI
Editore: Self publishing
Genere: Romance contemporaneo
Prezzo: € 1,99
La Trama
Chiara e Alessio. Da due anni le loro strade si sono
divise bruscamente, lasciando una profonda ferita in entrambi. Lontano l'uno
dall'altra, hanno cercato di andare avanti con le loro vite e lasciarsi il
passato alle spalle. Quando però Alessio torna a vivere a Milano e le chiede di
tornare nella sua vita, Chiara si troverà ad affrontare una scelta più
difficile di quanto lei stessa potesse immaginare. Fidarsi ancora una volta di
Alessio e rimettere in gioco i propri sentimenti o chiudere definitivamente col
passato e guardare avanti?
Di seguito un breve estratto di Come il vento per una girandola, gentilmente concesso dall' autrice: buona lettura!!
L' Autrice:
Nadia nasce a Brescia nel marzo 1979. Vive in un paesino nella provincia di Bergamo col marito. Si innamora della lettura da bambina, quando scopre la biblioteca del paese in cui si è trasferita con la famiglia e che frequenta assiduamente. Fin da piccola ama inventare storie, ma inizialmente preferisce raccontarle attraverso il disegno. Cresendo però si avvicina alla scrittura, anche se non fa leggere mai a nessuni il proprio lavoro. Ad aprile scrive il racconto Come una girandola per gioco, per un' amica con cui condivide la passione per i libri. Dopo averlo letto però l' amica la convince a pubblicarlo e, anche incoraggiata dal marito, Nadia accetta questa piccola sfida. L' entusiasmo di alcuni lettori la convince poi a lavorare al romanzo Come il vento per una girandola ispirato al racconto.
Il
booktrailer di Come il vento per una girandola
Il racconto da cui tutto ha avuto inizio:
«Ti accompagno a casa io»
Di nuovo, per un attimo, fui invasa dalla sensazione di stordimento che avevo provato trovandomelo davanti. Aveva voglia di scherzare, vero? Mi girai di scatto verso di lui, come se mi avesse rivolto il peggiore degli insulti.
«Levatelo dalla testa, sono grande abbastanza per prendere una metropolitana!»
Lo vidi aggrottare le sopracciglia e serrare le labbra, pronto alla battaglia che mai e poi mai gli avrei permesso di vincere. In macchina con lui? Nemmeno morta!
«E’ tardi, è buio e non c’è molta gente in giro a quest’ora. Ti accompagno io, fine della discussione»
Sostenni il suo sguardo e incrociai le braccia sul petto. Chi credeva di essere per darmi ordini?
«Puoi levartelo dalla testa, non vengo con te nemmeno se mi preghi!»
Girò intorno al letto con la velocità di un fulmine e mi si parò davanti, con aria di sfida.
«Non ho nessuna intenzione di pregarti, ma se proprio ci tieni», disse piegandosi per parlarmi nell’orecchio e facendomi saltare il cuore in gola, «posso caricarti in spalla come in uno di quei romanzi rosa che ti piacciono tanto, ma ti assicuro che non è romantico come sembra»
«Non lo faresti mai!»
«Scommettiamo?»
Il sorriso sicuro che gli si era stampato in volto, mi convinse a non accettare la scommessa. Non stava scherzando, l’avrebbe fatto. Gli appoggiai entrambi i palmi sul torace e lo spinsi indietro. Fu come se una scarica elettrica mi attraversasse da capo a piedi a quel contatto, ma cercai di non darglielo a vedere. Era bello e anche eccitante, d’accordo, ma pur sempre uno stronzo rimaneva.
«Piantala di fare l’idiota!»
«Chiara», intervenne Manuel, «in realtà sarei più tranquillo anch’io se andassi con lui»
«Ma che cavolo volete che mi succeda?», chiesi esasperata.
Mi morsi la lingua quando ormai era troppo tardi. Manuel rispose a quella mia sciocca domanda indicando il suo corpo pieno di lividi con un cenno della testa. Abbassai gli occhi vergognandomi di quanto sapessi essere scema certe volte.
«Scusa», sussurrai, «d’accordo, accetto il passaggio»
Manuel abbozzò un sorriso, seppur con immensa fatica.
«E’ meglio se andiamo»
Di nuovo, per un attimo, fui invasa dalla sensazione di stordimento che avevo provato trovandomelo davanti. Aveva voglia di scherzare, vero? Mi girai di scatto verso di lui, come se mi avesse rivolto il peggiore degli insulti.
«Levatelo dalla testa, sono grande abbastanza per prendere una metropolitana!»
Lo vidi aggrottare le sopracciglia e serrare le labbra, pronto alla battaglia che mai e poi mai gli avrei permesso di vincere. In macchina con lui? Nemmeno morta!
«E’ tardi, è buio e non c’è molta gente in giro a quest’ora. Ti accompagno io, fine della discussione»
Sostenni il suo sguardo e incrociai le braccia sul petto. Chi credeva di essere per darmi ordini?
«Puoi levartelo dalla testa, non vengo con te nemmeno se mi preghi!»
Girò intorno al letto con la velocità di un fulmine e mi si parò davanti, con aria di sfida.
«Non ho nessuna intenzione di pregarti, ma se proprio ci tieni», disse piegandosi per parlarmi nell’orecchio e facendomi saltare il cuore in gola, «posso caricarti in spalla come in uno di quei romanzi rosa che ti piacciono tanto, ma ti assicuro che non è romantico come sembra»
«Non lo faresti mai!»
«Scommettiamo?»
Il sorriso sicuro che gli si era stampato in volto, mi convinse a non accettare la scommessa. Non stava scherzando, l’avrebbe fatto. Gli appoggiai entrambi i palmi sul torace e lo spinsi indietro. Fu come se una scarica elettrica mi attraversasse da capo a piedi a quel contatto, ma cercai di non darglielo a vedere. Era bello e anche eccitante, d’accordo, ma pur sempre uno stronzo rimaneva.
«Piantala di fare l’idiota!»
«Chiara», intervenne Manuel, «in realtà sarei più tranquillo anch’io se andassi con lui»
«Ma che cavolo volete che mi succeda?», chiesi esasperata.
Mi morsi la lingua quando ormai era troppo tardi. Manuel rispose a quella mia sciocca domanda indicando il suo corpo pieno di lividi con un cenno della testa. Abbassai gli occhi vergognandomi di quanto sapessi essere scema certe volte.
«Scusa», sussurrai, «d’accordo, accetto il passaggio»
Manuel abbozzò un sorriso, seppur con immensa fatica.
«E’ meglio se andiamo»
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