Il 2019 ha ormai le ore contate e come ogni anno si tirano le somme dei libri che più di tutti rimarranno nell'immaginario, quelli che ci sono entrati sottopelle perché latori di messaggi forti e indelebili. Quest'anno ho deciso di suddividere i sei titoli scelti su un ipotetico podio accoppiati a due a due per la loro varietà.
SUL GRADINO PIÙ ALTO
Le motivazioni della scelta:
I due romanzi (molto diversi per ambientazione e genere) raccontano di donne forti e coraggiose che, nonostante tutto e tutti, hanno amato e sofferto cercando di difendere la loro dignità, spesso pagando un prezzo molto alto: la propria felicità.
1. I LEONI DI SICILIA
di Stefania Auci
(NORD)
La mia opinione:
Quando un romanzo torna a bussare nel tuo immaginario a distanza di giorni e settimane, vuol dire che chi lo ha scritto è riuscito a rapirti totalmente, a travolgerti con atmosfere e stati d'animo. Stefania Auci, che avevo già avuto modo di conoscere in Florence, torna più "vivida" che mai nella ricostruzione romanzata di tre generazioni della Famiglia Florio che ha dato forte impulso all'economia siciliana tra Ottocento e Novecento. Attraverso la sua certosina e appassionata ricostruzione storica, avrete modo di conoscere uomini imprenditori che dal nulla hanno saputo costruire un impero entrando nella Storia d'Italia. Un romanzo che si "guarda" come un bellissimo sceneggiato in una Sicilia divisa tra miseria e nobiltà.
Dietro una grande figura maschile spesso si cela un'ancor più grande figura femminile. Stefania Auci scrive il romanzo dei Florio attraverso tre generazioni di uomini che si "sono fatti da soli", che hanno sudato anima e sangue pur di affermarsi in una Terra a cui non appartenevano per nascita. Dietro questi imprenditori che hanno lasciato un'impronta indelebile nell'economia e nel progresso siciliano del secolo scorso, si celano donne forti e caparbie senza le quali probabilmente i Florio non avrebbero lottato come hanno fatto. Quello che mi porto dentro dopo aver letto Leoni di Sicilia, è la consapevolezza che un uomo è grande quanto è grande il coraggio e l'abnegazione della donna che ha accanto. Due sono le figure femminili che bucano le pagine: la madre e la moglie di Vincenzo Florio. Due donne molto diverse tra loro ma con la stessa forza d'animo che le tiene in piedi nonostante tutto.
La storia delle tre generazioni di Florio che Stefania Auci ci presenta in questo primo libro è permeata da due punti fermi: l'ossessione per l'affermazione di sè davanti alla società del tempo, e l'amore nelle sue diverse manifestazioni.
I Florio dimostrano dal primo istante che mettono piede sull'isola di voler emergere, riscattarsi da origini umili e una precaria condizione economica. Non hanno molto quando arrivano a Palermo, ma si rimboccano le maniche come pochi e cominciano a creare un piccolo impero che crescerà esponenzialmente di anno in anno fino a varcare i confini dell'isola e portare la sua eco in giro per l'Europa.
Attraverso la vita e l'ossessiva dedizione al lavoro di tre generazioni, l'autrice ci invita in una Palermo dove il divario economico e sociale è palpabile, dove "lo straniero" è ostacolato con diffidenza e invidia, dove nobili si nasce e non si diventa.
Un particolare che ho trovato molto utile è il "promemoria" storico tra un capitolo e l'altro che aiuta il lettore a ricordare ciò che succede in Sicilia durante l'ascesa della famiglia. Questo a dimostrazione del maniacale lavoro di ricerca e intreccio che l'autrice ha saputo fermare su carta.
Il punto di forza del romanzo, quello che mi ha rapita dalla realtà, è l'intensità dei sentimenti e delle emozioni dei personaggi, graffianti e sanguigni, ora spavaldi ora insicuri, ma sempre fedeli a se stessi anche quando il resto della società tenta di emarginarli. Come si fa a non rimanerne affascinati? Dietro l'ossessione dei Florio nel volersi affermare nella società siciliana, si nascondono uomini con le loro fragilità e punti deboli, uno fra tutti l'amore, mai facile da vivere e capire. Paolo e Giuseppina prima, Vincenzo e Giulia dopo, terranno il lettore avvinto alle pagine in un braccio di ferro avvincente che restituisce uomini sentimentalmente insicuri e donne amorevolmente determinate che sanno quello che vogliono ma spesso sacrificano i loro sentimenti per il bene della famiglia.
I leoni di Sicilia è un romanzo che si fa ricordare a lungo, una cartolina color seppia che restituisce i chiaro scuri di una famiglia ricca ma non sempre felice, la storia di imprenditori che hanno pagato con il sudore il loro posto in società e nella Storia d'Italia, dimostrando che più del sangue conta l'iniziativa.
Il primo capitolo della saga dei Florio entra di diritto tra i miei libri "top" del 2019! Un romanzo suggestivo che si "legge" come uno sceneggiato.
La storia delle tre generazioni di Florio che Stefania Auci ci presenta in questo primo libro è permeata da due punti fermi: l'ossessione per l'affermazione di sè davanti alla società del tempo, e l'amore nelle sue diverse manifestazioni.
I Florio dimostrano dal primo istante che mettono piede sull'isola di voler emergere, riscattarsi da origini umili e una precaria condizione economica. Non hanno molto quando arrivano a Palermo, ma si rimboccano le maniche come pochi e cominciano a creare un piccolo impero che crescerà esponenzialmente di anno in anno fino a varcare i confini dell'isola e portare la sua eco in giro per l'Europa.
Attraverso la vita e l'ossessiva dedizione al lavoro di tre generazioni, l'autrice ci invita in una Palermo dove il divario economico e sociale è palpabile, dove "lo straniero" è ostacolato con diffidenza e invidia, dove nobili si nasce e non si diventa.
Un particolare che ho trovato molto utile è il "promemoria" storico tra un capitolo e l'altro che aiuta il lettore a ricordare ciò che succede in Sicilia durante l'ascesa della famiglia. Questo a dimostrazione del maniacale lavoro di ricerca e intreccio che l'autrice ha saputo fermare su carta.
Il punto di forza del romanzo, quello che mi ha rapita dalla realtà, è l'intensità dei sentimenti e delle emozioni dei personaggi, graffianti e sanguigni, ora spavaldi ora insicuri, ma sempre fedeli a se stessi anche quando il resto della società tenta di emarginarli. Come si fa a non rimanerne affascinati? Dietro l'ossessione dei Florio nel volersi affermare nella società siciliana, si nascondono uomini con le loro fragilità e punti deboli, uno fra tutti l'amore, mai facile da vivere e capire. Paolo e Giuseppina prima, Vincenzo e Giulia dopo, terranno il lettore avvinto alle pagine in un braccio di ferro avvincente che restituisce uomini sentimentalmente insicuri e donne amorevolmente determinate che sanno quello che vogliono ma spesso sacrificano i loro sentimenti per il bene della famiglia.
I leoni di Sicilia è un romanzo che si fa ricordare a lungo, una cartolina color seppia che restituisce i chiaro scuri di una famiglia ricca ma non sempre felice, la storia di imprenditori che hanno pagato con il sudore il loro posto in società e nella Storia d'Italia, dimostrando che più del sangue conta l'iniziativa.
Il primo capitolo della saga dei Florio entra di diritto tra i miei libri "top" del 2019! Un romanzo suggestivo che si "legge" come uno sceneggiato.
1. LUNA NERA. Le città perdute
di Tiziana Triana
(Sonzogno)
La mia opinione:
Ho divorato più di cinquecento pagine in tre sere, non riuscivo a chiuderlo ma al contempo non volevo arrivare all'epilogo perché quando "incontri" IL LIBRO, sai che una volta chiuso sentirai una nostalgica malinconia, come un intenso incontro durato troppo poco. Luna nera, Le città perdute entra di diritto nella mia terna letture 2019! Un romanzo potente, che lascia senza fiato per i messaggi contenuti (terribilmente attuali). Non sono femminista ma Tiziana Triana ha scritto qualcosa che tutte le donne dovrebbero leggere per capire come mai, dopo più di quattro secoli siamo ancora vittime della paura degli uomini, del loro senso di incapacità nell'accettare qualcosa che ci è stato imposto dalla stessa evoluzione della specie: l'inconscia necessità di attingere dallo scibile.
Quando ti innamori perdutamente di una storia non è facile parlarne perché ti senti personalmente e irrimediabilmente coinvolta. Tiziana Triana scrive un libro potente, dirompente, resiliente che senza appigli ti divora dall'interno portandoti volente o nolente a riflettere sulla condizione femminile di quattro secoli fa come oggi, perché certi risvolti non sono mai cambiati.
Parto dall'atmosfera e dall'ambientazione che ai miei occhi prendono parecchi punti perché l'autrice sceglie l'Italia e il nostro "costume" in una campagna Laziale caratterizzata dal precario equilibrio tra crescente potere della Chiesa e diffusa ignoranza e superstizione del volgo. Lo fa con descrizioni così accurate e sentite da catapultare il lettore direttamente "sul set". Sono stata letteralmente risucchiata fin dalle prime pagine in un paesino attraversato da povertà, ignoranza e malattie. In questo ben delineato contesto trova fertile terreno la superstizione e la paura di ciò che non si conosce e che diventa, dopo essere passato di "sussurro in sussurro", un'aperta e irremovibile condanna alla stregoneria. Ma c'è di più, perché in mezzo all'ignoranza e alla povertà, si nasconde ben di peggio: il senso di inadeguatezza e inferiorità, e perché no, il desiderio e l'attrazione ossessiva per qualcuno che non si può possedere. Durante la lettura mi sono ritrovata più volte a riflettere sul fatto che dopo più di quattro secoli non si va più al rogo, ma una donna può essere condannata in modi ben peggiori a subire la possessività fisica e la sopraffazione mentale da parte degli uomini. Oggi non accendono più pire nella pubblica piazza, ma con un semplice click mettono alla gogna una donna che ha commesso il solo reato di emancipazione e riscatto della propria dignità.
Luna nera è un romanzo potente che parla di donne alla donne, un cantico di creature troppo avanti per il tempo buio nel quale vivono, troppo libere per rimanere in vita, braccate da uomini convinti di portare avanti una crociata in nome di Dio e della sua misericordia, che in realtà nascondono per primi a se stessi quella incontrollabile e ingiustificabile rabbia verso l'emancipazione fisica e mentale di donne che hanno scelto l'indipendenza e sono assetate di conoscenza.
Fa paura tutto ciò che non si conosce, e oggi come secoli fa, la mente delle donne continua a evolversi a espandere i propri "confini" generando negli uomini l'ancestrale paura di non essere più il punto di riferimento.
Sante e Tebe prima, Ade e Pietro poi, vi racconteranno perché molto più spesso di quanto pensiamo l'amore combatte contro l'orgoglio, contro quell'ancestrale senso di possesso sul corpo e la mente dell'altro. Ma non solo, ognuno dei tanti personaggi porta un prezioso filo andando a creare un arazzo grandioso, caratterizzato da chiaro scuri che si intrecciano in modo magistrale, restituendoci un'umanità fragile e "bestiale".
Questo romanzo non può essere limitato dall'inserimento nel genere Fantasy o Narrativa, questa è una storia che tracima dalle pagine per scorrere sottopelle e lì rimanere per giorni a sedimentare e spingere le donne a non fermarsi, a continuare più che mai a inseguire i propri sogni e soprattutto alimentare la propria sete di conoscere e scoprire il loro posto nel mondo.
Bello, bello, bello! Nero, affascinante, seducente. Una volta chiuso vorrete ricominciare a leggerlo.
SUL GRADINO INTERMEDIO
Parola d'ordine: DIVULGAZIONE
In un momento molto delicato per l'informazione in generale, due titoli hanno riacceso in me la speranza nella divulgazione attraverso la passione e la dedizione che con naturalezza e semplicità arrivano al cuore delle persone lasciando un messaggio forte e chiaro: Attenzione e rispetto per la natura nella quale viviamo.
La mia opinione:
Questo è il viaggio di una donna alla ricerca di se stessa e del suo posto nel mondo, è il viaggio di tanti lupi che giorno dopo giorno hanno ri-conquistato un angolo di bosco. Attraverso le emozioni intense e appassionanti di Mia Canestrini, il lettore intraprenderà un viaggio stupendo. Un solo consiglio: aprite il cuore e i sensi, partecipate a questa bellissima storia come fosse una passeggiata fisica ed emotiva alla scoperta di ciò che la natura ci regala senza aspettarsi nulla in cambio se non rispetto.
Ho deciso di leggere questo libro perché sentivo il bisogno di sapere a che punto siamo arrivati nella salvaguardia di questo splendido e fiero animale. Ma quello che ho trovato è molto, molto più profondo di una semplice esperienza universatario-lavorativa. La ragazza dei lupi è un concentrato di emozioni e visioni che non può lasciare indifferenti. Complice il mio percorso di studio, sono stata rapita fin dalle prime pagine da una storia di crescita personale, di cadute e risalite, di scoperta di sé e dei segnali che la vita ci può lasciare negli occhi di un lupo, tra i rami di un faggio o nella neve appena caduta.
Questa è la storia di una "appassionata studentessa" prima, e una "donna disincantata" poi. Non è stato difficile per me immedesimarmi e capire i sentimenti così cangianti dell'autrice, quella passione che alimenta noi naturalisti sognatori che inseguiamo un ideale per poi atterrare "di muso" e renderci conto che spesso i sogni rimangono tali soprattutto se cerchiamo di "inserirli" nel mondo del lavoro.
Leggere La ragazza dei lupi è come fare una meravigliosa e immersiva escursione sui crinali dell'Appennino tosco-emiliano, nei fitti boschi dove i raggi del sole penetrano a malapena, dove l'inverno cristallizza i pensieri amplificandone il peso.
Il lupo diventa simbolo della riconnessione con la natura, della consapevolezza che siamo un po' tutti lupi alla ricerca dell'habitat ideale, di quella sensazione salvifica di appartenere a una famiglia. Mia Canestrini con pathos e determinazione ci ricorda l'importanza del rispetto per la natura e ciò che ci offre, come un panorama può rendere migliore una giornata, e come un sogno può indicarci la strada giusta e come infine la vita ti sbatta in faccia la realtà.
Il tempo trascorso sull'Appennino ha forgiato una donna, le ha insegnato a interagire con i vari "branchi" di suoi simili, come affrontare i mai distesi rapporti tra pastori e lupi, ma soprattutto le ha insegnato a calmare il suo "lupo interiore", quello più selvaggio e imprevedibile.
Una biografia profonda e a tratti commovente, un viaggio personale che tutti prima o poi siamo chiamati a fare. Bellissima lettura che parla di lupi ma non in modo "accademico". questo romanzo è un invito a riconoscere e liberare la parte più "silvestre" di noi.
2. LA RESILIENZA DEL BOSCO
di Giorgio Vacchiano
(Mondadori)
La mia opinione:
Questo libro mi ha inspiegabilmente chiamato, ho letto la trama e l'ho comprato dopo averlo notato per caso sullo store online. Quello che è successo dopo averlo iniziato è ciò che dovrebbe accadere con tutti i libri di divulgazione scientifico-naturalistica: sono stata travolta dalla narrazione dell'autore che con una semplicità e un fascino disarmanti rapisce il lettore attraverso le sue esperienze lavorative. La resilienza del bosco è un bellissimo diario di viaggio che porta anche il lettore meno esperto dell'argomento attraverso i continenti e la vita di alcune tra le specie arboree più interessanti del pianeta con gli occhi di un uomo innamorato della natura e del suo lavoro. Vacchiano svela i segreti più affascinanti di alberi che molti di noi neanche conoscono e lo fa con una confidenza tale da tenere il lettore incollato alle pagine come se questi "saggi e lungimiranti" esseri viventi fossero i protagonisti di un racconto d'avventura.
La divulgazione di esperienze di vita personale rendono questo libro accessibile a chiunque, anche ai bambini. Ci sono curiosità che non si leggeno neanche nei testi universitari (di Botanica ne ho studiata parecchia pure io, ma certi particolari non li conoscevo!) e che rimangono nella memoria per la semplicità e immediatezza coi quali sono raccontati. Un libro bellissimo e profondo capace di riavvicinare chiunque alla Natura e di farci riflettere sulla errata direzione che il genere umano sta prendendo e di cui faranno le spese alberi e animali.
SUL TERZO GRADINO
Due romanzi inaspettati che si distinguono
per gli intensi stati d'animo che scatenano.
3. AFFETTI COLLATERALI
di Eleonora Molisani
(Giraldi Editore)
La mia opinione
Mai fidarsi di quel romanzo che in principio sembra divertente e poi all'improvviso tolta la maschera si manifesta in tutta la sua cruda attualità. Sin dalle prime pagine ho immaginato un palco, degli attori che recitano la loro parte sullo sfondo prima chiaro e poi scuro di una Milano quotidiana.
Tre i punti di forza del romanzo. Primo lo stile, che rapisce sin dalla prima pagina il lettore, invitandolo in una narrazione dal ritmo teatrale, poi l'illusione che la storia sia leggera e scanzonata e ci offra uno spaccato agrodolce delle vite dei protagonisti e infine la spinta nel vuoto alla quale il lettore non è preparato. L'atterraggio non sarà indolore, soprattutto se siete sposati e genitori.
Lo ammetto, all'inizio mi sono divertita, ho assistito alle scappatelle di mogli e mariti "annoiati" e in cerca di uno scossone, per poi rendermi conto che più mi addentravo nella storia più si affollavano in me pensieri e riflessioni legati ad argomenti fortemente attuali come equilibri e disequilibri di coppia e il sempre più difficile rapporto genitori figli.
Eleonora Molisani invita a fermarci, scendere dalla giostra impazzita delle nostre giornate, dal vortice egocentrico che ci sta rendendo sempre più "evanescenti" e genitori distratti, per prendere coscienza che i figli sono quella variabile insostituibile dell'equazione e stanno perdendo la rotta perché noi per primi l'abbiamo persa.
Il tempo, gli affetti, l'ego. In questo romanzo adulti e adolescenti sembrano allontanarsi sempre di più, intrappolati nella propria gabbia dorata, senza riuscire più a vedersi e ascoltarsi. Figli che fanno un'analisi nuda e cruda della situazione, genitori che sembrano fermi all'età del liceo, in un turbinio via via sempre più veloce e stringente che intrappola il lettore in un'amara riflessione su come siamo arrivati al capolinea degli affetti.
Sono una moglie e una madre coetanea dei protagonisti, non sono riuscita a elevarmi da questa storia, ma ci sono finita dentro come un cormorano nel bitume: fino al collo.
Affetti collaterali è un romanzo che si apre al lettore in modo naturale e spietato, spingendolo a guardarsi allo specchio ed essere sincero con se stesso, anche se l'immagine che restituisce potrebbe essere impietosa. Torniamo sui nostri passi, mettiamo a fuoco quello che veramente conta: la famiglia, quel nucleo da proteggere e nutrire di dedizione.
Un romanzo che entra di diritto tra i miei preferiti del 2019 perché capace di arrivare dritto alla coscienza del lettore.
3. L'ALTRO CONVENTO
di Stefania Durbano
(Bookabook)
La mia opinione
Sin dalle prime pagine ho intuito che questo romanzo mi avrebbe investita, travolta e infine lasciata turbata in preda a un cuore impazzito. Una storia alla quale davvero non ero preparata fino in fondo, capace di sconvolgermi e darmi il colpo di grazia nel finale. Un noir peccaminoso, scabroso, che scava a fondo nelle inconfessabili pieghe dell'animo umano restituendoci emozioni e riflessioni difficili da mettere a tacere.
Credo che questa storia tornerà a tormentarmi a lungo. Ho chiuso il libro due giorni fa, ma ancora certe scene e certi pensieri tornano a farmi visita.
Cuore pulsante del romanzo è certamente la ferita inferta da un tradimento, quella reazione a catena capace di costruire nella mente e nel cuore di una donna (o un bambino) pensieri e azioni inconcepibili dall'esterno. Quando una donna viene tradita nell'orgoglio e nella dignità possono scatenarsi non pochi eventi che potrebbero andare a influire sulla vite di chi le sta intorno e avere un effetto domino negli anni a seguire.
L'altro convento è un romanzo noir (voyeuristico) che scava a fondo nelle più sordide pieghe dell'animo umano, restituendoci una storia cruda ma terribilmente affascinante come solo le storie psicologicamente distorte sanno essere.
Suor Maria è una donna che sembra aver fatto della sua promessa a Dio una missione salvifica verso tutte quelle donne tradite dalla vita come lei. Le accoglie nel suo convento nel momento in cui sono più vulnerabili e disponibili a sottostare alle regole pur di avere un posto dove stare: lontano da quel mondo che non le ha accettate. La sua benevolenza e ospitalità non è fine a se stessa, il suo convento accoglie ma si aspetta qualcosa in cambio e solo le più disperate sembrano essere adatte a questa particolare vocazione. Suor Maria insegna loro che Dio esiste e che prima o poi tutte lo incontreranno. Qui sta la forza del romanzo: insinuare nel lettore come nei personaggi il dubbio attraverso un gioco psicologicamente perverso atto a piegare la volontà (non senza un caro prezzo) in cambio di comprensione e affetto di cui sono stati privati da sempre.
Delia, l'ultima arrivata sembra disperata a tal punto da non aver più nulla da perdere e nessuno che l'aspetti fuori da quelle mura, in lei Suor Maria vede fin da subito un'anima adatta alla chiamata dell'Altro Convento e insieme a Don Piero inizia il suo inserimento. Delia è una ragazza all'apparenza remissiva e delusa dalla vita, tutti le hanno voltato le spalle, compresa la sua famiglia, sembra proprio lo spirito giusto per la vocazione e dopo qualche settimana di permanenza a Belmonte varca la soglia dell'altro convento: da quell'istante la sua vita non sarà più la stessa, come prima di lei quella di Katrina, della stessa Suon Maria e di Don Piero. Delia senza saperlo sarà la tessera che innescherà l'effetto domino.
Entrare dalla porta dell'altro convento è come varcare la soglia del più profondo io e osservare quello che più di tutto tendiamo a nascondere e negare.
Stefania Durbano affonda la punta della sua penna nei recessi più scuri dell'animo umano trascinando il lettore in un viaggio senza ritorno nelle più segrete perversioni; una volta raggiunto il fondo consegna al lettore una chiave di lettura personale con la quale dare un senso a quello che sembra non averne e che invece è lì chiaro e incontrovertibile: ci sono ferite che segnano l'animo umano e che accompagnano l'individuo in un'esistenza effimera che qualche volta sfocia nella più cupa follia travolgendo chi in quel momento ci ha donato la sua fiducia.
Bello, scomodo, scabroso capace di farsi ricordare a lungo e farci riflettere sul dolore che ci portiamo dentro come un'entità capace di dominarci quando non ce ne rendiamo più conto.
Alcuni risvolti fondamentali di questo romanzo mi hanno ricordato le dinamiche dei romanzi di Tiffany Reisz e Vina Jackson ma in un contesto più credibile e vicino a noi.
L'altro convento entra di diritto tra i miei libri top del 2019 perchè capace di tornare nei miei pensieri come un flashback.
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