A un passo dalla vita, romanzo che mi aveva colpita per grinta, lucida spietatezza e capacità di coinvolgere il lettore, in occasione del quarto anniversario della prima pubblicazione torna in una nuova edizione, con una cover diversa decisamente più inquietante e rispondente all' ambivalenza dei personaggi della storia, nonché con qualche modifica al testo.
Dopo la pubblicazione di “Nessuno è intoccabile”, seconda opera di Thomas Melis uscita per la Butterfly di Reggio Emilia, l’editore pugliese Lettere Animate infatti ripropone ai lettori il romanzo con cui l’autore sardo si fece conoscere nell’ottobre del 2014. Come espresso dalla CE nel comunicato stampa dedicato a questo evento, " L’opera di Melis è un noir/hard boiled dalle tinte fosche, ricco di colpi di scena, che ambisce a mettere in luce i drammi e le contraddizioni della cosiddetta “generazione perduta” attraverso la storia di un gruppo di giovani, nati negli anni ’80, decisi a scalare le gerarchie del mondo criminale di Firenze.
In una parabola incentrata sul narcotraffico e sul crimine organizzato, il romanzo racconta dei drammi di una generazione in balia delle proprie debolezze e dei propri vizi, imprigionata dentro un sistema socioeconomico che si è ribellato ai propri creatori, illusa dalle bugie attraverso cui una televisione grottesca l'ha cresciuta. Una storia di ingiustizie, tradimenti, amicizie e amori forti ma drammaticamente condannati."
L' Autore del romanzo ha gentilmente concesso un' intervista, dalla quale si evincono una personalità forte, una conoscenza molto approfondita delle tematiche affrontate , un acume impietoso. Ringrazio Thomas Melis per la disponibilità e l' esaustività nel raccontare la propria avventura tra le righe.
Lettere Animate Editore
A UN PASSO DALLA VITA
THOMAS MELIS
Genere: Noir/Drammatico
Pagine: 322
Prezzo : € 14.99
ebook : € 0,99 compreso nell' abbonamento Kindle Unlimited
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La Sinossi
È una Firenze fredda, notturna e mai nominata quella che fa da palcoscenico alla storia di Calisto e dei suoi sodali, il Secco e Tamagotchi. La città è segnata dalla crisi globale, dietro l’opulenza patinata del glorioso centro storico si nasconde la miseria dei quartieri periferici. Calisto è intelligente, ambizioso, arriva dal Meridione con un piano in mente e non ha intenzione di trasformarsi in una statistica sul mondo del precariato. Vuole tutto: tutto quello che la vita può offrire. Vuole lasciarsi alle spalle lo squallore della periferia – gli spacciatori albanesi, la prostituzione, il degrado, i rave illegali –, per conquistare lo scintillio delle bottiglie di champagne che innaffiano i privè del Nabucco e del Platinum, i due locali fashion più in voga della città. Calisto vuole tutto e sa come vincere la partita: diventando un pezzo da novanta del narcotraffico. Una storia nuda e cruda, raccontata in modo magistrale". paroleacolori.com
"Un libro bellissimo, carico di spunti di riflessione, ma anche di adrenalina e di sentimenti." conilibriinparadiso.wordpress.com
"Melis ha uno stile, una capacità di narrare i fatti e di tenere con il fiato sospeso i lettori propri di uno scrittore affermato". lamaisondeilibri.blogspot.it
"Da leggere e rileggere". ithinkmagazine.com
"Un passaggio consigliato per qualsiasi aspirante autore che fatichi a trovare genialità nella propria scrittura". rivistaunaspecie.com
"Un testo crudo, spudoratamente reale ed espressivo". chelibroleggere.blogspot.it
Opinione di Charlotte
Una narrazione incisiva, atta a restituire lo spaccato di una gioventù perdente in partenza: nullafacenti alle prese con tentazioni, vizi, ambizioni e valori di riferimento distorti e venali. Su tutti - politicizzati, borghesi, figli di papà, tossici, malavitosi - troneggia droga tutti i tipi: chimica, vintage, pesante, e soprattutto bamba, motore dell’ intera vicenda.
A partire dal prologo, in modo scarno, asciutto ed essenziale viene delineata la personalità del protagonista . Calisto è un ragazzo problematico fin dall' infanzia, dominato da complesso di inferiorità e sentimento di rivalsa derivati dalla sua condizione di “ diverso venuto dal sud”. La sua rara intelligenza è al servizio dello spaccio e della criminalità fin dai tempi della scuola media, e all' età di 27 anni, in qualità di studente universitario, temporeggia fra locali esclusivi e status symbol, sballo e vuotezza: che solo raramente e per poco tempo riesce a mettere da parte a favore di spontaneità ed essenza autentiche, invariabilmente soffocate e sconfitte. L' impresa criminale che Calisto e i suoi " soci" si prefiggono è un pericoloso e inconsistente gioco di ruolo fatto di degrado: combattuto in nome del desiderio di appartenenza ad un branco di individui scelti in base alla loro posizione in una società oligarchica ed edonista: in cui il termine “ famiglia” non ha il significato che comunemente gli si attribuisce e in cui bisogna sapersi vendere, poiché a tutto e a tutti viene attribuito un prezzo.
Da queste premesse viene sviluppato un intreccio che a volte mi ha ricordato a grandi linee Trainspotting, a volte per certi versi Gomorra: una storia che potrebbe prestarsi ad una serie tv , ad una sceneggiatura da biopic o da film documentario.
Incalzante, ricco di personaggi e situazioni mai condannati in toto, mai definibili simpatici, A un passo dalla vita ha il grande merito di non essere impersonale e didascalico, e di lasciare intravedere in molte situazioni lo spettro evanescente dell’ anima negli individui più disparati: dalla ragazza facile, al trafficante albanese, allo sbirro cinico, tutto viene esaminato dallo sguardo impietoso di Calisto. In questo contesto Thomas Melis colpisce e affonda, si dimostra intenso emotivamente , sapiente nell’ impiego dell’ aggettivo d’ impatto, della frase essenziale e non infiorettata, del gergo giovanile e dell’ intercalare dialettale dosati con equilibrio ed efficacia a restituire immediatezza e autenticità alle scene da lui concepite.
Perché mai, infatti, avremmo dovuto accontentarci delle misere briciole che un paese corrotto come l’Italia era disposto a lasciare a chi come noi non era nato sotto una buona stella? Per nessun motivo l’avremmo fatto. Era giusto farsi spazio con ogni mezzo necessario, anche se questo voleva dire violare le regole e sporcarsi le mani... “Andava bene faticare, ma non come avevano fatto i nostri genitori. Non a quel prezzo “.
Duro spietato schietto, Thomas Melis in un variegato sottobosco di criminalità e povertà di ideali regala momenti di azione, di suspense e di poesia, senza perdere mai la luce tetra negli occhi . Calisto, affascinante nel suo acume ma decadente, “ sprecato” nella sua accidia, con la sua lucida analisi riflette sugli avvenimenti, si sofferma a trarre conclusioni: e nonostante non sia indulgente nè con se stesso nè con gli altri, riprende a rincorrere un obiettivo che sembra perennemente quasi raggiunto, ma che immancabilmente gli sfugge. Si ha pertanto la netta percezione che lui e gli altri protagonisti restino sempre indietro di un passo, non vivano mai appieno, e facciano immancabilmente i conti con se stessi e con la costante ambiguità tra la voglia di innocenza e l’ impossibilità di ottenerla, tra il disprezzo per il mondo in cui si trovano e la consapevolezza che in qualche modo gli appartengono: in questa realtà, avere una fede, un ideale è un miraggio, e più il lettore si addentra nel torbido, nel cattivo, più prende coscienza dello sconforto, della rassegnazione, del fatto che il confine tra arrivare ai vertici e precipitare in un baratro è davvero labile . A un passo dalla vita è una lettura davvero illuminante, che incuriosisce e stimola riflessioni inedite: con la sensazione latente che non esistano vincitori né vinti.
Intervista con l' Autore
Come e
perché nasce questo progetto, frutto di un processo creativo e fantasioso, ma anche
"sostanzioso" dal punto di vista dell'ambientazione e del contesto
sociale illustrati?
“Il progetto nasce da un substrato di studi
accademici, e personali, sul sistema socioeconomico occidentale e dalle mie
riflessioni su questi. Un gruppo di ragazzi nati negli anni ’80, cresciuti nel
contesto ultraliberista degli anni ’90, si trova ad affrontare la più grande
crisi economica dalla Grande Depressione del 1929 e, soprattutto, si rende
conto che la ricchezza e il benessere promessi dalla società e propagandati dal
braccio mediaticamente armato della televisione non arriveranno mai. Peggio, i
personaggi di A un passo dalla vita
realizzano, anzi studiano sui libri dell’università, che per loro il futuro sarà
caratterizzato da precarietà e miseria. Il romanzo racconta la reazione
violenta, la scelta sbagliati di Calisto e dei suoi sodali, il Secco e
Tamagotchi: venuti dal Meridione, decidono di scalare i vertici del narcotraffico
di Firenze e di mettersi in affari con il crimine organizzato. La città toscana
è stato lo scenario perfetto per ambientare questa storia di contraddizioni e
ipocrisie, con un centro storico dalla bellezza eccezionale e i quartieri
degradati della periferia”.
Come hai
affrontato la stesura di questo romanzo? tempi, spazi, stato emotivo...
“Ho sentito molto il processo di creazione per
tutta una serie di motivi: si trattava del mio esordio, si parlava della mia
generazione e dei suoi problemi. Tieni presente che il libro è stato scritto a
partire dall’estate del 2012, quindi qualche mese dopo la grande crisi dello
spread che portò alle dimissioni del governo Berlusconi, nel novembre 2011, e,
comunque, nel momento di maggiore violenza della recessione iniziata nel 2008.
Mi trovavo come tanti a essere una statistica sul mondo del precariato, come
Calisto e i personaggi del mio libro, quindi ero molto coinvolto nelle
tematiche trattate. In questo scenario sociale ben definito è stata inserita
una traccia noir, che mi consentisse di affrontare tutta un’altra serie di problematiche
meno visibili. Per esempio in pochi sanno che Firenze è una delle principali
città europee per consumo di stupefacenti (lo dicono le analisi scientifiche
delle acque dell’Arno) e le attività criminali legate al narcotraffico, ai più
livelli bassi, sono per la gran parte portare avanti da giovani appartenenti
alla generazione di cui si parla nel romanzo. Per quanto riguarda i tempi e gli
spazi, ho impiegato una decina di mesi, seduto davanti alla scrivania del mio
appartamento di Cagliari, in completo silenzio e occupandomene per il massimo
delle ore disponibili in una giornata”.
Quali sono
le difficoltà maggiori che hai riscontrato e le componenti che invece
sono scaturite dalla tua penna in modo più facile e spontaneo?
“Non c’è stata una distinzione di questo tipo.
Non scrivo mai di getto e tendo a studiare molto prima di ragionare su un
paragrafo, quindi non ho riscontrato il tipo di difficoltà o semplicità di cui
parli. Il libro ha subito decine e decine di revisioni, che hanno reso il
risultato finale profondamente diverso da quello che, in ogni caso, era stato
raggiunto inizialmente dopo numerose riscritture”.
C'è
qualcosa di te in uno o in alcuni personaggi?
“No, i miei personaggi sono molto più spietati.
Quello che ci accomuna è il modo di guardare il mondo secondo l’antica
espressione homo homini lupus –
l’uomo è un lupo per i suoi simili –, elaborata, nel romanzo, seguendo la
visione pessimistica dell’umanità di filosofi come Machiavelli, Hobbes o
Schopenhauer: la negatività, l’egoismo, la guerra e la violenza sono parte
dell’animo umano e non scompariranno mai, lo insegna la storia. Il solo
obiettivo socialmente realizzabile è quello di creare un sistema di istituzioni
e di regole che limiti l’influenza del nostro lato oscuro.”
Nel
romanzo sei molto cinico nel raccontare i giovani adulti e i legami che
stringono fra di loro: cosa ti ha spinto a questo approccio assai critico?
“Come ti dicevo prima, è un approccio che esiste
da millenni nel pensiero occidentale: non c’è niente di nuovo in questo modo di
vedere le cose. La semplice analisi della realtà mi ha portato a costruire dei
personaggi così cinici o descriverli in quei termini. A volte mi è sembrato di
esagerare, di essere iperbolico, ma poi puntualmente mi è capitato di leggere
le cronache dei giornali e di ritrovare situazioni tanto negative da non
riuscire nemmeno a immaginarle”.
Cosa deve
aspettarsi il lettore da questo romanzo?
“Deve aspettarsi una storia che unisce un’analisi
della società contemporanea e un racconto noir, in cui il disagio delle
periferie e la ricchezza dei centri storici, il futuro assicurato delle
dinastie di notabili e la disperazione di chi non ha mai avuto nulla, finiscono
per intrecciarsi mostrando quanto siano diverse, ma anche uguali, le vite delle
persone che si incontrano nelle strade delle nostre città.”
Quali sono
gli elementi che rendono più " tuo" questo romanzo?
“Sicuramente il fatto di essere ambientato a
Firenze, città che amo sin da quando sono bambino e in cui ho trascorso oltre
sette anni della mia vita. Oltre a essere un romanzo sui temi di cui ho
parlato, A un passo dalla vita è una
dichiarazione d’amore alla città di Dante.”
È cambiata
secondo te la nostra società da quando hai scritto la prima versione del
romanzo? Cambieresti o approfondiresti qualche elemento dopo quattro
anni?
“La nostra società è cambiata molto da allora. Purtroppo
è peggiorata, se possibile. Ai danni causati dalla globalizzazione, dall’ultraliberismo
e dalla scomparsa della dimensione pedagogica della politica, si sono aggiunte
le conseguenze devastanti dell’espansione incontrollata dei social network.
Concetti di cui in passato ci si vergognava, come razzismo e ignoranza, oggi
vengono esibiti con orgoglio da eserciti di cosidetti leoni da tastiera, gente
che avvelena il clima politico e il contesto sociale, creando una situazione di
violenza latente e di intolleranza manifesta. Mentre in passato, non dico nella
Prima Repubblica ma ancora fino a meno di un decennio fa, i rappresentanti
della politica esprimevano ideali più o meno accettabili, ma comunque
proponendo alle persone un esempio di società e di comportamento – la
dimensione pedagogica dell’arte politica, appunto –, oggi, gli esempi peggiori
vengono proprio da chi ci dovrebbe governare. Credi che tutto questo non avrà
effetto sulla psiche, sulla formazione e sulle scelte dei giovani di domani?”
In cosa somiglia
e in cosa si discosta "Nessuno è intoccabile", il tuo romanzo successivo,
da questo progetto?
“Beh, sono entrambi dei noir decisamente torvi,
ma sono molto diversi. A un passo dalla
vita parla di un gruppo di giovani che reagiscono violentemente a una
condizione di miseria sulla quale non hanno potere, una sorta di rivoluzione
criminale. I personaggi di Nessuno è
intoccabile sono invece uomini e donne che vivono da sempre in un mondo
violento, regolato da leggi immutabili e non scritte che si basano sull’obbligo
morale e sociale di vendicare le offese subite.”
Quali sono
i tuoi progetti futuri?
“Nel breve termine conto di continuare
il ciclo di presentazioni del mio secondo romanzo, Nessuno è intoccabile. Il libro è uscito ad aprile di quest’anno ed
è stato discusso davanti ai lettori in diverse città della Sardegna. Probabilmente
ci sarà anche qualche evento legato alla promozione della nuova edizione di A un passo dalla vita. Sto poi iniziando
il lavoro di ricerca preliminare per quello che forse sarà il mio terzo
romanzo, ma siamo ancora in alto mare ed è troppo presto per parlarne.”
L' Autore
Thomas Melis è nato a Tortolì, in Sardegna, nel 1980. Ha studiato presso le Università di Firenze e Bologna concludendo il suo percorso accademico nell’anno 2008. Nella vita si è occupato di progettazione su fondi comunitari e consulenza aziendale. Ha scritto per diverse riviste on line, dedicandosi ad analisi di politica interna e degli scenari internazionali. Attualmente gestisce un’attività commerciale, lavora come copywriter, crea contenuti per aziende attive sul web e, dal 2017, collabora con il sito di critica letteraria MilanoNera. La prima edizione di "A un passo dalla vita”, romanzo d'esordio, è stata pubblicata da Lettere Animate nel 2014, seguita l’anno successivo dallo spin off "Platino Blindato". Nell’aprile del 2018 è uscito “Nessuno è intoccabile”, il suo secondo romanzo, e a ottobre la nuova edizione di “A un passo dalla vita”
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