Sono certa che molti di voi già conosceranno la storia di Paul Lambert, il prete missionario partito dalla Francia alla volta di Calcutta, di Hasari Pal, l’uomo cavallo del Bengala, di Max Loebb, il medico americano e di tutti i personaggi meravigliosi di questa straziante storia. La Città del gioia è un romanzo da milioni di copie vendute, conosciuto in tutto il mondo da decenni e ciò che lo rende ancora oggi vivo e pulsante è il suo feroce realismo. Quasi tutti i protagonisti sono esisti realmente e i fatti narrati sono di un’attualità cocente e devastante, che dovrebbe far riflettere ognuno di noi.
Un romanzo che dovrebbe essere presente in tutte le case del mondo.
Che importa l’infelicità se siamo infelici insieme?
MONDADORI
LA CITTÀ DELLA GIOIA
Dominique Lapierre
Traduzione a cura di Elina Klersy Imberciadori
Casa editrice: Mondadori
Collana: Oscar Absolute
Genere: Narrativa
Pagine: 502
Prezzo: 15.00€
Trama
Deluso e amareggiato sotto il profilo professionale, un giovane medico statunitense lascia il suo paese e va in India, alla ricerca di qualcosa che gli restituisca il senso dell'esistenza, intraprendendo un lungo viaggio dalla ricca America alle bidonville di Calcutta. La realtà che lo aspetta è però sconvolgente, un vero e proprio inferno di miseria e degradazione, nel quale gli uomini cercano di sopravvivere tra topi e scarafaggi, nella più assoluta mancanza di mezzi. Ma proprio qui, nelle allucinanti colonie di lebbrosi della "Città della gioia", in mezzo a inondazioni, fame e malattie, il protagonista riuscirà a ritrovare la forza di riscattarsi. Un romanzo sconvolgente, una straordinaria lezione di coraggio.
Opinione di Sybil
È veramente difficile parlare di questo romanzo. Chi lo ha letto di certo capirà il perché. La Città della gioia è un libro che si vive a livello interiore in maniera del tutto individuale. C’è la crosta, la superficie, uguale per tutti i lettori e poi c’è il sottosuolo, che pur non perdendo il suo aspetto originario, viene interiorizzato in maniera del tutto diversa da persona a persona. Tra le pagine de La Città della gioia incontriamo Paul Lambert, un missionario francese arrivato a Calcutta con l’intento di insediarsi in uno dei quartieri più poveri della città. Pagina dopo pagina alla sua vita si intreccia quella di Hasari Pal, un contadino del Begala che, a causa di un’ondata di siccità nel suo paese, si è ritrovato a dover abbandonare insieme alla moglie e i figli la sua casa per trasferirsi nel caos di Calcutta, diventando uno dei tanti uomini risciò della città. Insieme a loro tanti personaggi prenderanno il volo, offrendo al lettore uno spaccato estremamente realista di quello che era, e che ancora oggi è, l’India. Sinceramente ho trovato il romanzo disarmante, devastante, a tratti pure violento, ma estremamente coinvolgente. Un romanzo che mi azzarderei a definire necessario. Non si può non leggere questo libro almeno una volta nella vita, ma non per le sue indiscusse qualità narrative (l’autore è riuscito a tenermi incollata alle pagine nonostante lo spessore della narrazione) quanto per la storia che esso racchiude, per la testimonianza che dona al mondo. Dominique Lapierre ha dato voce ai più poveri dei poveri, raccontando al mondo intero la vita dentro uno slum di Calcutta, uno dei tanti, ponendo il lettore di fronte alla crudeltà della povertà, al suo potere inestinguibile. E lo sapete qual è la cosa più straordinaria? Nonostante la descrizione della qualità della vita di queste persone, nonostante la desolazione con la quale uomini, donne, bambini si trovano a vivere in delle baracche senza luce ne acqua, con le fogne a cielo aperto che scorrono davanti alla porta, con i topi che camminano sui tetti e le carcasse di cani randagi che si gonfiano ai margini della strada, nonostante la fame, la lebbra, le ingiustizie, la ridotta aspettativa di vita, nonostante le terribili ed inimmaginabili condizioni di vita, tutto il romanzo, ogni sua pagina, ogni più breve paragrafo, è inondato di luce. E non di una luce qualsiasi, ma della potente luce del mondo. Dominique Lapierre, con il suo libro non ha solo voluto fare testimonianza di una realtà vera e crudele, ma ha voluto anche creare un fermo immagine su di un popolo meraviglioso e coraggioso, che ha fatto del suo dolore una virtù. Ciò non toglie che la fame è fame e la morte continua a restare morte, che la povertà rende l’uomo schiavo, debole, vittima di un sistema che lo fagocita ad ogni passo.
La morte era comunque un elemento così naturale nella vita quotidiana della Città della gioia che nessuno ci faceva particolarmente caso.
Anche questo ci racconta Dominique Lapierre, straziandoci, ma rendendoci anche consapevoli della nostra fortuna e di quanto, ognuno di noi è in grado di fare per gli altri. L’autore è anche giornalista e filantropo. Insieme alla moglie ha fondato un’associazione che ancora oggi porta aiuto e sostegno nei posti più poveri del mondo tra cui anche la sua amata India. Degna di estrema ammirazione è anche la postfazione dell'autore, con la quale Lapierre ci racconta l’insieme di esperienze che hanno dato vita al suo romanzo e tutto quello che è riuscito a fare con le donazioni ricevute e con i diritti d’autore.
Sinceramente ho dovuto leggere questo libro a piccole dosi, per non venire risucchiata dalla devastazione. Ma ogni volta che avvertivo di aver toccato il fondo, quella luce tornava a brillare tra le pagine, portando pegno al nome che porta: la città della gioia.
Consiglio questo libro non solo ai lettori, ma a tutte le persone in generale, perché La Città della gioia non è solo un romanzo, ma è la storia di uomini semplicissimi che, con il loro aiuto e la loro devozione, hanno contribuito a fare qualcosa di infinitamente straordinario.
L'autore
DOMINIQUE LAPIERRE (Chatelaillon-Plage, Charente, 1931), giornalista e scrittore, ha fondato con la moglie un’associazione benefica che finanzia dispensari medici, scuole e centri per la lotta alla lebbra e alla tubercolosi in varie parti del mondo. ad esse devolve metà dei suoi diritti d’autore. Ha scritto decine di bestseller tradotti in più di trenta lingue e letti da milioni di persone.
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