lunedì 30 maggio 2016

INTERVISTA A DONATELLA RIZZATI La piccola erboristeria di Montmartre


Collana: Omnibus
Pagine: 391
Genere: narrativa contemporanea
Prezzo:  € 19.00
ebook: € 9.99

Sono orgogliosa e - lo ammetto - compiaciuta nel riportare in questo post la splendida chiacchierata virtuale che Donatella Rizzati , disponibile e cordiale, ha concessa alla sottoscritta.
L' autrice di quello che annovero tra i miei libri preferiti dell' ultima annata, si è davvero lasciata andare tra le righe, e ha parlato moltissimo di sé, del suo lavoro, della sua filosofia di vita. Il risultato di questo brainstorming è un' intervista ricca, tutta da gustare e sulla quale riflettere a fondo, indugiando su concetti chiave esposti con spontaneità e lungimiranza.
Ancora una volta, e ancor più alla luce di quanto raccontato da Donatella Rizzati, il mio invito è di non lasciarsi scappare La piccola erboristeria di Montmartre: una lettura che sono certa sappia risvegliare emozioni diversissime da persona a persona , nonché fornire spunti di riflessione e costituire stimolo a uno sguardo più empatico,  bendisposto, verso se stessi e verso gli altri.
Ancora grazie infinite a Donatella !

L' intervista

Cosa rappresenta per te la naturopatia , e qual è stata la molla che ti ha spinta a scrivere una storia di amore e di amori, di rancori, di problematiche familiari,  legata all’ olismo?
Quando ho cominciato a scrivere la storia di Viola che è appunto una storia di conflitti che soltanto alla fine trovano una risoluzione in un contesto più ampio che li comprende e assorbe tutti, mi è venuto spontaneo assimilare questo quadro alla filosofia olistica. Un principio basilare dell’olismo è, appunto, che le parti sono meno importanti e meno funzionali dell’intero che vanno a comporre, quindi, se lo interpretiamo in senso più ampio, è un principio che esorta a superare il particolare, il contingente immediato perché sicuramente l’insieme offrirà nuovi spunti, visuali inaspettate. I conflitti, soprattutto familiari, spesso restano irrisolti e si incancreniscono proprio perché non riusciamo a “sollevarci”. La mia intenzione era mostrare, con l’esempio di Viola, che esiste una via possibile per ripristinare un equilibrio che si pensa irrimediabilmente perduto.

Perchè scrivere una storia intrisa di positività e di possibilità,  partendo dalla morte, dalla perdita? 
 Per il contrasto, senza ombra di dubbio. La morte di una persona cara è il dolore più grande con cui una persona possa misurarsi. Mi interessava molto analizzare e illustrare il percorso di elaborazione del lutto e il suo conseguente superamento, anche perché ritengo che sia un cammino simbolico, universale. Mi piacerebbe se fossero in molti a potersi riconoscere nei passi, a volte claudicanti, di Viola.

Perché hai scelto proprio Parigi come location per la tua storia? 
Ho amato Parigi ancor prima di vederla, da bambina. Avevo una maestra innamorata di quella città e della lingua francese, infatti è stata lei a insegnarmela per la prima volta. E insieme alle parole e alle regole grammaticali mi ha trasmesso anche tutto il fascino che Parigi esercitava su di lei. Poi le mie letture, una su tutte Nôtre-Dame de Paris di Victor Hugo, non hanno fatto altro che accrescere la curiosità, e insieme le fantasie, su quello che ormai era diventato un luogo da sogno. Poi finalmente, a vent’anni, in macchina con due amici sono arrivata nella mia città... ed è stato il consolidarsi di un amore che era già sbocciato molto tempo prima... Ho ritrovato tutto quello che avevo letto e immaginato: i ponti, i tetti, le ringhiere liberty, gli edifici bianchi, i giardini, la luce... Parigi è la mia città del cuore, e ambientare lì il mio romanzo è stata la cosa più naturale del mondo, non mi sono nemmeno posta il problema del “dove”, era scontato che fosse lei la prescelta.

Qual è il tuo modus operandi quando ti accingi  a scrivere? Rifletti   davanti  ad un antico scrittoio  con una penna stilografica in mano a lume di candela , o lavori come un ipertesto affidandoti alle tecnologie  più  disparate e ai post-it per fissare il pensiero fuggevole?
Premetto che, purtroppo, non sono mai stata, né sarò mai, una prsona metodica. La scrittura per  me non è qualcosa che nasce spontaneamente e fluisce senza interruzioni finché l’ispirazione non è passata. Al contrario, la scrittura è ricerca, non solo di parole, ma anche di suoni, di ritmo, di capacità evocativa... e tutto questo richiede molto impegno e tempo. Quindi, per tornare alla domanda, appunto i pensieri estemporanei su un quaderno, poi mi siedo al pc e ci resto finché quei pensieri non hanno trovato la forma che ritengo più adeguata. Il che significa che per giorni cerco di rimanere seduta alla scrivania per almeno... venti minuti consecutivi... poi scatta la passeggiata riflessiva in tutta la casa.

Come nasce la figura di Viola?  
Viola nasce da tante storie. È il frutto di  tante serate e tanti pomeriggi passati con le amiche a raccontarsi e raccontare, a ragionare e dare consigli. Quando ho cominciato a scriverla, a farla parlare, non avevo in mente un modello in particolare, ma tanti piccoli particolari appartenenti a persone diverse. Poi a poco a poco, lei ha assunto una sua personalità, è diventata indipendente e si è trasformata in qualcosa di ancora diverso dal già variegato pot-pourri da cui ero partita.

Quanto c’è di te in Viola? E negli altri personaggi?
 Ecco, mi riallaccio subito alla domanda precedente: come ti ho detto, a un certo punto Viola ha preso la sua strada, è diventata reale e... ha finito per somigliare a me! Non è mai stato nelle mie intenzioni, però a detta di tutti gli amici e parenti che hanno letto il libro, Viola sono io. Non c’è alcunché di autobiografico nella sua storia, che è totalmente inventata, però credo che alla fine molte delle sue reazioni, molta della sua emotività appartengano a me. Se sia un bene o un male, non lo so, ma forse è stato semplicemente inevitabile.

Nel romanzo l' intesa al femminile è una vera e propria terapia, e coinvolge donne di età ed esperienza diverse che si arricchiscono  relazionandosi l' una all' altra.  Quanto è importante secondo te l' amicizia al femminile nella vita quotidiana?
Le amiche sono sempre state di fondamentale importanza per me. Per quanto io sia una persona che sta bene da sola, tanto è vero che mi sono trasferita in un paesino minuscolo praticamente lontano da tutto, la certezza degli affetti è un pilastro imprescindibile nella mia vita e gli affetti femminili sono i più importanti. La complicità, l’accettazione senza riserve, il confronto con l’altra, simile e diversa allo stesso tempo, sono aspetti unici dell’amicizia fra donne, non credo si possano trovare in relazioni di altro genere e penso che siano elementi di cui tutte abbiamo bisogno. Una complementarità che è scambio e crescita.

Nel romanzo compaiono piatti gourmet, locali sfiziosi con immancabile  tocco di originalità : sei una persona mondana, ami i piaceri della vita..?
Mondana proprio non direi... al contrario, non amo girare per locali a meno che non si tratti di luoghi davvero particolari. Amo ascoltare musica dal vivo, di qualsiasi genere, mi piacciono le vibrazioni degli strumenti... Poi, se parliamo di piaceri molto “terrestri”, mangiare bene e bere bene, in compagnia degli amici... be’, è quanto di meglio possa immaginare per le mie serate.

Passiamo alla parte romantica della storia: parlaci di come si è sviluppata nella tua mente la relazione tra Viola e Romain: due personaggi " ai margini" , difficili , tormentati, imperfetti:   che sebbene scostanti e " randagi" riescono a sviluppare un' intesa fortissima
 Uhm, in questo caso la risposta richiede una premessa: ho scritto la storia d’amore fra Viola e Romain in un momento molto difficile, forse il meno indicato per parlare d’amore, perché avevo appena chiuso una storia molto importante. Inizialmente non l’avevo immaginata così, ma credo che, come è accaduto per il personaggio di Viola, alla fine anche nella loro relazione è finito qualcosa di personale. Io mi sentivo una “sopravvissuta” e quindi mi è venuto naturale raccontare una storia che in parte rispecchiasse le emozioni che provavo in quel periodo. Credo di poter dire che sia stata una sorta di terapia per me, soprattutto considerando il fatto che mi ha consentito di avere accanto il mio uomo ideale... anche se per il momento soltanto sulla carta...

Torniamo pragmatici: come è nata la tua relazione con Mondadori, e come hai vissuto il tuo rapporto con la CE ? 
Se sono entrata in Mondadori, lo devo soltanto alla mia agente, Laura Ceccacci. È stata lei a proporre il mio progetto alla persona giusta, Giulia Ichino, che poi è stata per mia fortuna la mia editor. Anzi, definire Giulia “soltanto”  un’editor non basta. Lei è stata molto di più, mi ha guidata, con pazienza e molta comprensione per tutto il percorso che abbiamo seguito insieme, è stata sempre al mio fianco, disponibile, gentile, ma anche severa quando è stato necessario. Dire che lavorare insieme a lei è stata un’esperienza bellissima, sotto tutti gli aspetti, potrebbe apparire retorico, ma il bello è che risponde alla verità. Non avrei potuto iniziare il mio cammino di autrice con una persona migliore.

Nuovi  progetti nel cassetto?
Ho una storia che mi gira nella testa già da un po’,  ma sono ancora in fase di riflessione. Le sto dando forma. Adesso sono nel periodo “pensieri estemporanei appuntati sul quaderno”.

Qual è il messaggio che vuoi trasmettere al tuo lettore con La piccola erboristeria di Montmartre? 
Che la rinascita è potenziale in ognuno di noi, che l’amore, inteso in senso universale, può essere uno degli strumenti più potenti che abbiamo per riconoscere qual è il percorso che può rivelarsi quello giusto per noi.
Che amare noi stessi è il primo passo da compiere. Il resto viene di conseguenza.

Il link Amazon per l' acquisto del romanzo:
https://www.amazon.it/piccola-erboristeria-di-Montmartre-ebook/dp/B01BUNSKCA/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1464616391&sr=8-1&keywords=donatella+rizzati

La recensione di Sognando tra le Righe: 
http://sognandotralerighe.blogspot.it/2016/04/la-piccola-erboristeria-di-montmartre.html

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