Incuriosita dalla magnifica cover e dalla pubblicazione senza preavviso de " Il principe degli sciacalli" a firma di un' autrice che conosco per romanzi di genere ed ispirazione assai differenti, non ho potuto fare a meno di mettermi a ficcanasare "dietro le quinte" per saperne di più. Ringrazio di cuore Rebecca Moro alias S.M. May per avere dedicato alle mie curiosità il suo tempo, rispondendo ai miei quesiti in modo diretto, spontaneo ed esaustivo: stimolando così il desiderio di leggerla!
Editore: Fanucci Editore
Ciclo: #1 Saga dei Quadranti
Genere: Epic Dark Fantasy
Pagine: 496
Prezzo: 18,00 (disponibile dal 24 ottobre)
Ebook: 4,99 QUI il link Amazon per l' acquisto
INTERVISTA A REBECCA MORO
Perché la scelta di questo pseudonimo?
Non è stata una scelta facile. Il
precedente nom de plume (S.M. MAY) era utilizzato da almeno cinque anni e per
vari libri, ma da alcuni mesi è comparsa una “Silvia May” che si è messa a
pubblicare erotici in self creando confusione, non so quanto involontaria, tra
i lettori. Tra questo e il fatto che una mia omonima (rispetto al nome vero)
era comparsa sui giornali per vicende non proprio positive, abbiamo cambiato
preferito cambiare… Rebecca piaceva moltissimo all’editore.
La genesi del romanzo: come e
quando è “ scoccata la scintilla”? Come lo hai scritto?
Allora, adesso un po’ mi prendono
in giro sostenendo che non mi era mai passata la fissa (erotica) per i
Visitors, lo sceneggiato degli anni ’80, ma in realtà da sempre avevo voglia di
scrivere un fantasy e di metterci dentro tutto quello che avrei voluto trovarci
come lettrice. Perciò non il solito eroe predestinato che scopre d’avere
incredibili poteri, non la solita magia che risolve tutto, non la solita
dicotomia netta tra buoni e cattivi. In questo romanzo i protagonisti vengono
ridotti fin dall’inizio in uno stato di sottomissione, vengono sconfitti,
umiliati, usati come pedine per i progetti altrui e devono faticare per
ritrovare la strada.
Quali sono i riferimenti visivi,
letterari, cinematografici che pensi ti abbiano suggestionata maggiormente?
Ah, a parte i già citati
“Visitors”, direi che sono debitrice di tutte le saghe che ho letto
dall’adolescenza sino a qui. Probabilmente non ti riesco a citare il
particolare esatto che mi ha condizionato, ma un po’ tutti gli autori fantasy e
sci-fi mi hanno lasciato qualcosa, un bagaglio che si è stratificato e
sedimentato dentro.
Che rapporto ha S.M. May con
Rebecca Moro?
Sono la stessa persona, anche se
la Rebecca rappresenta un po’ la mia faccia più violenta e meno romantica.
Possiamo vederla come una May crudele? In un certo senso.
Per esempio, se ripubblicassi
oggi “Il sangue non è acqua” o “Oro”, li firmerei con il secondo pseudonimo.
Cosa rappresenta per te questa storia?
A parte tre anni di vita (!), dare
un senso alla diversità e scoprire un ordine/filo logico anche nel caos
apparente di un paese che cade. Oggi abbiamo imparato a classificare le
conquiste nemiche sempre e comunque come una rottura della pace e un attacco
alle sovranità esistenti. Per secoli, però, le invasioni sono state anche
un’occasione di rimescolamento di genti e di sangue e di rinnovamento di
civiltà ormai in declino. Eppure, a seconda della nostra lettura della storia
(e di chi ha vinto alla fine), distinguiamo ancora le conquiste “eroiche” da
quelle “di sopraffazione”. Quindi ho pensato a un mondo fittizio dove entrambe
le fazioni, uomini e bestie, seguono la loro natura ed entrambi credono di
essere nel giusto.
Quali sono le difficoltà maggiori
che hai riscontrato durante la stesura del romanzo? E quali sono le parti che ti
sei divertita maggiormente a scrivere?
Prima di tutto, la lunghezza. Io
non scrivo "romanzoni", ho il terrore di perdermi nelle sottotracce della trama,
e in prima stesura il testo era assai più breve. Ma ho dovuto lavorarci per
sviluppare ogni fatto e ogni personaggio. Alla fine, toccare il traguardo delle
130.000 parole per me è stato una vera vittoria. Seconda difficoltà: mantenere
la coerenza. Mentre scrivevo i dialoghi dei ti-jak, dovevo sempre rammentare la
loro natura non umana, le loro tradizioni differenti, le loro leggi. Spero di
esserci riuscita.
Amo i paesaggi e amo le
battaglie. Ho cercato di essere pulita nelle descrizioni, senza appesantire
troppo, ma mi sono indubbiamente divertita a immaginare il dispiegamento di
mezzi d’assalto. Ma ho faticato, eh: non ci sono i cavalli e neppure i fucili,
quindi buona parte del fascino guerriero era già andato a farsi benedire.
Il personaggio che ti somiglia di
più, quello che preferisci e quello che ti è meno simpatico.
Mi verrebbe da dire Sarissa,
perché all’inizio è proprio una frignona, però Raven ha un certo idealismo
pragmatico che mi appartiene. Per ora l’arciere senza stendardo è uno che tende
a parteggiare per i potenti, ma non mi è antipatico del tutto. Potrei dargli
una seconda possibilità…
Cosa deve aspettarsi il lettore
da questo libro?
Un fantasy senza tanti eroismi e
con protagonisti che maturano a poco a poco, un continuo cambio di scenari e
paesaggi, battaglie, intrighi, riscatti di vario genere.
Il tuo fantasy rispecchia in
qualche modo la realtà contemporanea, pur collocandola in una dimensione
astratta?
Non voglio ripetermi, ma direi
che l’elemento delle difficoltà di adattamento e convivenza, a seguito
dell’arrivo di genti diverse, è
facilmente rintracciabile nel nostro mondo contemporaneo.
Dal Self publishing alla CE, tu
pubblichi nell’uno e nell’altro modo da diversi anni: com’è stato lavorare con
Fanucci ?
Da un lato, rinfrancante: quando
pubblichi in self fai tutto da sola e poi scommetti alla fine sui lettori,
senza veri riscontri e feedback prima; stavolta invece sono passata dal
presentare un estratto del libro e discuterne faccia a faccia con l’editore al
vedermi arrivare la proposta di contratto in quarantotto ore (e quindi già lì
capisci che non sei l’unica a credere nella tua storia), e poi ho visto per
mesi una squadra lavorare per il “mio” romanzo, pensando a tutto sino alla
cover. Dire che ti senti ripagata, è poco.
Dall’altro, un filino
terrorizzante. Nel senso che avevo in mente una data d’uscita in tardo autunno,
invece all’improvviso mi è arrivata l’email con: siamo pronti per uscire.
Ehhhhhhhhhh? In effetti, rischi un po’ l’infarto per la sorpresa.
#fanucci
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