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giovedì 6 aprile 2017

SE MI TORNASSI QUESTA SERA ACCANTO Carmen Pellegrino Recensione

Lulù aveva cinque anni quando Giosuè le spiegò le cose intorno ai corsi d'acqua, come a prepararla a una vita sulle sponde, meglio di un salice. Cominciò dalla sorgente di montagna, quel punto di terra aperta dove nasce il fiume, piccolo e esitante; poi i primi movimenti, all'inizio con l'andatura incerta, i passi corti e dondolanti; quindi via veloce verso valle, la robustezza conquistata a ogni braccio, l'alveo scavato con decisione e la certezza delle acque, anche nel momento di magra. Le parlò della memoria delle piene, riferendosi agli argini. 

Leggere questo romanzo mi ha fatto sentire la minuscola goccia nel fiume emozionale dell'esistenza. Carmen Pellegrino ha il potere di mettermi soggezione per l'immensità delle emozioni che lascia tra le righe. Vi sfido a leggere più volte un suo romanzo e trovarci gli stessi messaggi. Se dovessi scrivere tre recensioni a distanza di tempo, sarebbero sempre diverse. I suoi romanzi sono difficili da "arginare", le emozioni trasmesse difficili da "imbottigliare". 


Giunti

SE MI TORNASSI QUESTA SERA ACCANTO
Carmen Pellegrino

Collana: Scrittori Giunti
Genere: Narrativa
Pagine:  240
Prezzo: 16,00
Ebook:  9,99


Trama


"Se mi tornassi questa sera accanto", memorabile incipit della poesia "A mio padre" di Alfonso Gatto, è il secondo libro di Carmen Pellegrino che racconta il delicato rapporto tra padre e figlia. Un romanzo sulla distanza, a volte abissale, che può esserci tra gli esseri umani, specie se si sono amati. Giosuè Pindari - uomo antico, legato alla terra, alla famiglia e a un ideale politico - scrive lettere alla figlia Lulù, che se ne è andata e non dà più notizie di sé, e le affida alla corrente del fiume, arriveranno mai? Non è importante saperlo. In fondo il fiume, con le sue piene improvvise, sa sempre come arrivare a destinazione. In quella distanza vive Lulù che d'un tratto, dalle sponde di un altro fiume - dopo l'incontro con Andreone, l'uomo "leggero" che aspetta la piena - è come se rispondesse alle lettere paterne, seguendo la corrente.


opinione di foschia75

Ho paura di Carmen Pellegrino.

Ho letto il suo secondo romanzo ormai quasi un mese fa e non sono riuscita a esprimere il mio pensiero, troppo inquieta davanti alla vastità che questo libro contiene, impossibile da spiegare in una sola opinione. Per due notti ho fatto fatica a prendere sonno, con l'idea fissa del fiume, di quello scorrere sempre nella stessa direzione, senza possibilità di tornare indietro, come la vita di ognuno di noi. Se mi tornassi questa sera accanto è un capolavoro, qualcosa che rimarrà impresso nella mia immaginazione, un viaggio nel proprio animo attraverso tre personaggi graffianti, incisivi come le pietre trascinate dalla corrente che lasciano il segno sul fondo del fiume e sui suoi argini. 
Fiume, argini, flusso, tutto in questa narrazione riconduce alla nuda e cruda esistenza dell'essere umano che, nasce, cresce, soffre nelle tortuose pieghe dell'esistenza e infine si lascia andare alla foce della vita, trascinandosi dietro i rimpianti.
Giosuè, il padre di Lulù affida alla corrente del fiume i messaggi in bottiglia, nella speranza che arrivino alla figlia; missive che altro non sono se non la ricerca di un alibi ai propri errori, un carico di rimpianti a dare il giusto peso al contenitore affidato al suo destino nel flusso della vita.
Noi siamo in fondo la famiglia nella quale nasciamo e cresciamo, possiamo andare fino all'altra parte del mondo, ma il richiamo ancestrale del nostro "letto del fiume" rimane immutato per tutta la vita.
Quante similitudini con la propria vita, si possono trovare nei romanzi di Carmen Pellegrino, in fondo siamo tutti gocce di fiume, trascinate nel vortice della vita che ci spinge prima placidamente quando veniamo al mondo, per poi via via trascinarci in un crescendo di impetuosi avvenimenti ai quali la maggior parte delle volte non possiamo ribellarci risalendo la corrente. A volte siamo salmoni, a volte trote, a volte combattiamo fino allo stremo, a volte ci lasciamo trascinare consenzienti.
Lulù è quella giovane foglia trascinata lontano dal fiume, ha lasciato la sua casa e soprattutto la sua famiglia, apparentemente senza rimpianti fino a quando non arriva a valle.
Giosuè si "aggrappa alla bottiglia" come ancora di salvezza, come trasparente confessionale che custodisce una vita di sogni infranti e aspettative talmente grandi da toccare l'utopia ne L'ignoto ideale.
E Nora, la figura più carismatica e silenziosa del romanzo. Mi sono ritrovata a cercare ogni singola frase che raccontasse di lei, della sua gabbia emotiva, del suo microcosmo all'apparenza deserto e invece popolato dalla vita di altre persone con le quali, nonostante la malattia, e in barba alla solitudine reale dei suoi familiari, intesse dialoghi densi di esistenza. 
Nora che vive in un limbo, Nora che vede i chiaro scuri, Nora che scrive con il limone e mette la figlia davanti allo specchio, come Carmen fa con i suoi lettori, restituendoci quel riflesso di noi così scomodo e inviso. 
Non posso che ringraziarla, perchè farmi capire qual è la vera misura dell'essere umano di fronte alla vita e al suo corso senza ritorno, mi apre gli occhi su una delle cose di cui non ci libereremo mai: i rimpianti, con i quali si può scegliere di convivere nel miglior modo possibile.




L'autrice




Carmen Pellegrino ha scritto saggi di storia e racconti. Da qualche anno si occupa di luoghi morti rimorti e scampati, borghi, case, stazioni, teatri, luna park abbandonati. Anche di uomini e donne che la storia non ricorda. Nel tempo libero partecipa a funerali di gente sconosciuta. Cade la terra è il suo primo romanzo.


La mia umile opinione su CADE LA TERRA

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