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venerdì 11 luglio 2014

CAMBIO GOMME S.M.May Anteprima e primo capitolo

Sono in un brodo di giuggiole, e anche un tantino emozionata, perché aspettavo con trepidazione questa notizia! Adoro la penna di questa autrice, capace di rapirti già dalla primissima pagina, così appena appresa la notizia della disponibilità del suo ultimo romanzo, non ho esitato un istante e l'ho importato sul mio infaticabile Kindle!!! Non vedo l'ora di leggerlo... anche se non nascondo di aver sbirciato le prime due pagine. Per farvi capire perché sono invaghita dalla penna di questa autrice, le ho chiesto di offrire ai lettori del blog, un piccolo assaggio del suo nuovo lavoro. Lei, con la gentilezza e la simpatia che la distingue, non ha esitato a mettere a disposizione niente meno che il primo capitolo!!!


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CAMBIO GOMME
S.M. May

Pagine: 118
Prezzo: 1.99

Trama

Edmonton, Canada. Un meccanico tutto muscoli e dal gran sorriso, un giovane manager fascinoso ma diffidente, una scrittrice di romanzi rosa in crisi d’ispirazione: l’officina di Nathan Cleni è davvero un luogo ricco di sorprese, dove si entra per un cambio gomme e si esce con una revisione al cuore. 
Ma non fatevi ingannare dalle apparenze e dall’inserimento temporaneo di una donna tra due maschi. 
Questo strano triangolo sarà in realtà l’occasione che permetterà a Nathan e Kean di capire qualcosa di più di se stessi, dei sogni che inseguono da tempo e del loro voler essere una coppia. Nonostante tutto. 

Una storia eroticamente ironica, dedicata a tutti quelli che si amano, nonostante tutto. 



Ed ecco a voi in anteprima il primo capitolo, 
gentilmente concesso dall'autrice 
ai lettori di Sognando tra le Righe!!!



CAPITOLO 1


BOZZE CHE NON PIACCIONO

«E poi lui muore tra le braccia di lei, esalando l’ultimo respiro mentre calde lacrime, simili a piccole stille opalescenti, gli bagnano il pallido volto…» Alienor Ruben finì di scorrere le ultime righe e sollevò gli occhi su Lara, senza aggiungere nulla.
Lara s’interrogò sul significato di quel silenzio volutamente prolungato, indecisa se classificarlo come un momento di profonda empatia lettrice-romanzo, oppure se la pausa fosse solo il preludio di una delle celebri sfuriate della sua agente letteraria. Mmm…nella migliore delle ipotesi Alienor stava assaporando dentro di sé tutta l’intensità della scena (uh, e di che scena si trattava: Lara ricordava ancora l’ispirazione con cui l’aveva scritta durante una straordinaria serata d’estate, con le cicale che le facevano compagnia e la commozione che la riempiva, parola dopo parola, mentre accompagnava l’eroe al suo destino…).
«Mi serve un Alka Seltzer. Subito.» disse infine Alienor Ruben, ponendo fine al dilemma e facendola raggelare.
«Forse il finale è un po’ troppo tragico e potrebbe non incontrare i gusti predominanti del mercato,» cominciò Lara «ma sono certa di poter renderlo più accettabile, e…»
«Questa roba mi sta provocando una nausea potente, e sai quanto io non sia per niente debole di stomaco.» la bloccò Alienor, sprofondando con un pof  nella sua poltrona di similpelle con vistose strisce di scotch sugli angoli. Proprio stando seduta su quel reperto di design strappato a viva forza dalla polvere di qualche scantinato (ma che lei considerava una sorta di trono regale), Alienor scrutava i suoi autori dall’altra parte della scrivania, come un avvoltoio collorosso intento a valutare dalle cime del canyon se la creatura morente là sotto avesse ancora una possibilità di scamparla o fosse destinata alla rapida putrefazione.
Lara a quel punto deglutì sonoramente.
Odiava attendere il verdetto, mentre la sua agente scorreva veloce sullo schermo il file che aveva appena consegnato. Odiava quell’unico e scomodissimo sgabello libero nella stanza, su cui si poteva stare solo appollaiati con la schiena incurvata, in modalità penitenziale e a perenne rischio di cifosi lombare, e detestava tutto il restante arredamento di quell’ufficio disordinato, dove tutti gli sgabelli e i tavolini risultavano seminascosti da pacchi di fogli rilegati, faldoni, cartoni per pizza e copie omaggio di libri dai titoli più improbabili.
L’unica cosa che riusciva a tollerare nella stanza era proprio la donna di mezza età, con i ricci tinti di biondo platino per nascondere abilmente le striature grigie, il viso dai tratti già decisi ma rimarcati da generose pennellate di fard, e la spessa montatura di tartaruga, che su altre avrebbe prodotto l’effetto bibliotecaria miope-incazzata con il mondo, mentre su Alienor compiva il miracolo di segnare il perimetro di due meravigliosi occhi grigi e magnetici, capaci di passare dal sereno all’uragano forza quattro in pochi secondi.
Alienor Ruben restava comunque, al di là della sua volubilità, uno dei migliori agenti letterari di Edmonton, provincia dell’Alberta, Canada, e Lara Haralds aveva imparato da tempo a fare affidamento su quella donna per portare avanti la sua non solidissima carriera di editor - ghost writer - aspirante scrittrice di romance.
Proprio in quest’ultima veste, in effetti, si era recata quel pomeriggio nello studio della Ruben Literary Agency, per capire se gli ultimi due mesi di attività avessero portato a risultati soddisfacenti.
A giudicare dalla reazione della sua interlocutrice, no. 
«Alienor, so che il lieto fine è un dogma indiscutibile,» riprovò cauta «ma sono convinta che la storia del tenente Ashley e di Scarlett, così come l’ho concepita, abbia delle possibilità. Anzi, il fatto che i due amanti non riescano a coronare il loro sogno insieme…»
«Lara, buon Dio, li fai ricongiungere sul campo di battaglia, dopo che il tenente ha perduto entrambe le gambe per lo scoppio di una granata!»
«E’ un evento realistico in un contesto di guerra…»
«Realistico, appunto.» Alienor si tirò su e si sporse in avanti, sovrastando la scrivania. «Qui non stiamo parlando di realtà, bensì di romance, ovvero di quel mondo di carta, molto molto rosa, in cui le lettrici si rifugiano per allontanarsi dal grigiore quotidiano, dalla normalità e, sì, anche da amanti morenti e senza gambe.»
«Senti, non sono una novellina in questo campo e a suo tempo mi sono letta tutti i classici, dalla Woodiwiss alla Collins. Devi ammettere che un finale come questo ha un pathos così innovativo che supera di gran lunga la robaccia edulcorata che ti è passata sinora tra le mani.» Lara si sforzò di assumere un’espressione carica di profondità «Amore, talvolta, è anche sofferenza, Alienor, e tu non lo puoi negare.»
«Oh, no. Credo che un solo Alka Seltzer non allevierà gli spasmi che mi stanno facendo contorcere lo stomaco.» La sua agente parve concedersi un lungo respiro prima di riprendere a parlare con studiata lentezza «In base alla trama, Scarlett doveva amare un eroe, mia cara Lara. Per raggiungerlo, lei ha lasciato la famiglia, il precedente fidanzato e la sua ricchezza, si è buttata tutto alle spalle in nome dell’amore… e tu me la fai finire con un tizio rantolante che ha ormai solo due moncherini al posto delle cosce sode da cavallerizzo. E il buon Dio non voglia che la granata gli abbia portato via anche altro…» Alienor quasi si strozzò nell’impeto della rabbia «Così diventerà irrealizzabile pure l’ultima scena di sesso tra le macerie.»
Lara impallidì. «Quando parlavo di apportare qualche ritocco al finale, non mi riferivo ad alcuna scena di sesso…»
«Ma tu devi invece, perché c’era nella sinossi che la casa editrice aveva approvato. Ecco qui.» Alienor ticchettò le dita sullo schermo del suo PC, «Quattro scene di sesso, di cui una tradizionale, una orale, una anale e una finale con lei sopra che lo cavalca mentre l’orizzonte è in fiamme.»
«E in lontananza si sente la struggente musica di Via col vento.» Lara alzò gli occhi al cielo. «Sì, lo rammento. Oh, Alienor, è tutto così prevedibile e squallido! Io volevo davvero scrivere una grande storia d’amore che facesse piangere e sospirare…»
«La scriverai, Lara, la scriverai, ma non ora.» Le rivolse un sorriso indulgente. «Il contratto che hai sottoscritto per “Cinquanta sfumature di Tara” prevede 560.000 battute, non una di meno e non una di più, e nessun colpo di scena che possa deviare dalla trama prestabilita. Ti rammento che hai già ricevuto un anticipo per questo, e che non posso presentarmi a riscuotere il resto se non mi dai quello che si aspettano.»
«D’accordo,» Lara chinò il capo rassegnata «dammi una settimana e aggiusto tutto.»
«Ottimo. Ho piena fiducia in te, mia cara, perché sino ad oggi non mi hai mai deluso. E sai una cosa?» Le fece l’occhiolino. Ecco la carota dopo il bastone. «Vedrò se riesco a farti avere il compenso per fine mese, così non avrai i soliti fastidi con il pagamento dell’affitto.»
«Mmm, a questo proposito, ho voluto incontrarti anche per un altro motivo.» Lara cercò di riassestarsi sul suo sgabello. «Vedi, recentemente mi sono venute via due capsule e il dentista mi ha sparato un tale preventivo…»
Alienor socchiuse i suoi faretti grigi dietro la montatura di tartaruga e sospirò. «Non è un gran momento, lo sai. Forse ho un paio di bozze da editare e qualche articolo per delle riviste in arrivo, ma temo che il compenso proposto non sarà un granché.»
«Veramente io avevo pensato al self-published, a un prodotto strettamente commerciale da pubblicare in digitale, tanto per arrotondare.»
«Uh, qualche erotico casalingo?»
«Già, l’idea sarebbe quella. Non è che mi potresti dare qualche consiglio?» Lara fece scorrere lo sguardo sulla lunga serie di targhe e placche che adornavano le pareti dell’ufficio. «Tu vedi sempre più avanti degli altri, Alienor.»
La sua agente sembrò lasciarsi adulare e tornò a rilassarsi contro lo schienale della poltrona. «Beh, potresti tentare con un genere che ora va per la maggiore e che non dovrebbe richiederti troppo impegno.» I suoi occhi furono attraversati da un guizzo. «E’ presto detto: c.a.r.n.e.»
«Carne?»
«Sì, quattrocentomila battute a base di carne e non di pesce, ecco il mio consiglio.» Alienor sorrise. «I lettori di oggi vogliono una saporita bistecca di manzo sbattuta sul piatto, e non uno striminzito piattino di sushi. Al diavolo la dieta! La gente vuole accendere l’e-reader, iniziare a leggere e abbuffarsi di passioni contrastate e carnalità.»
«Non vorrei essere pignola, Alienor, ma sono circa sei anni che il mercato è stato invaso proprio da erotici di questo tipo, specie da quelli BDSM o con miliardari fighi che sono stati sessualmente abusati da bambini. Io vorrei provare con qualcosa di meno inflazionato…»
«Lo so, lo so. Io avevo piuttosto in mente un piatto con due bistecche al posto di una, come ad esempio il gay romance.»
«Il gay che? Oh, Alienor, santo cielo, davvero non saprei da che parte cominciare.» Lara si schermì. «E’ assurdo, io non ho alcuna esperienza di rapporti tra maschi!»
«E io sì? Buon Dio, Lara, ciò non m’impedisce certo di leggere in continuazione manoscritti di questo tipo, di promuoverli e di riuscire a piazzarli. Credimi, non è difficile. Vai a casa, te ne leggi qualcuno e poi butti giù la tua versione, magari…» la montatura di tartaruga lanciò un inquietante scintillio, «… anche con qualche vampiro o licantropo che vuole fare outing, tanto per allargare il bacino dei consumatori.»
«Oh, beh, se lo dici tu.» Lara cercò di apparire fiduciosa, per non perdere la stima che Alienor riponeva in lei. Già era stata un’impresa titanica scrivere le prime tre scene di sesso per “Cinquanta sfumature di Tara”, per cui aveva scopiazzato al limite del lecito da una decina di romanzi che aveva scovato all’ipermercato, ma ora la missione che le stavano assegnando pareva davvero…impossibile.
S’immaginò intenta a scalare una parete di roccia, mentre la sua mano sudata perdeva l’appiglio. Come avrebbe potuto farcela?
Aveva trentatré anni e da più di un anno non frequentava nessuno, e in ogni caso anche prima il ricordo delle sue esperienze sessuali assomigliava a un elettrocardiogramma piatto. L’unico motivo per cui riusciva a scrivere romance, a parte le scene erotiche, è che viveva in un mondo tutto suo, romanzando la realtà quando questa l’annoiava troppo.
Ma stavolta era diverso. Nel vero senso della parola.
Lara non aveva fratelli gay, cugini gay, amici del cuore gay a cui rivolgersi per uno scambio di opinioni e non aveva tempo per seguire le trasmissioni televisive alla moda dove certamente si era già affrontata la questione. E dubitava che lo scaffale espositivo dell’ipermercato vicino a casa fosse così di “tendenza” da essere rifornito anche di quel genere letterario. 
Si ravvivò lo chignon con cui cercava di mimetizzare i capelli castano spenti e un po’ stopposi, e si grattò la punta del naso come faceva tutte le volte in cui avvertiva una certa incompiutezza nella sua vita. Un tassello che le mancava o che non si inseriva per il verso giusto.
No, sarebbe stata davvero una missione impegnativa, che richiedeva un viaggio imprevisto verso lidi inesplorati e ignoti per la bussola di un’aspirante scrittrice, neppure troppo audace per usare un pietoso eufemismo, che si era abituata a navigare a vista.



L'autrice

S.M.May nel nord-est d'Italia, cercando di trovare il giusto equilibrio tra lavoro, famiglia, letture e scrittura. Alcune cose le riescono bene, altre meno. Però tutte sono fatte con passione. 
Potete seguirla sulla sua pagina Facebook:

I suoi romanzi

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