domenica 26 gennaio 2014

LA SINDROME DI STENDHAL di Catherine BC Recensione

In  attesa  dell’ uscita del romanzo “  Ricatto del Proibito “,  seconda puntata  della sua  Forbidden Trilogy prevista per quest’ estate, la scrittrice  Catherine BC  ha voluto dilettare il suo pubblico  con un racconto estremamente raffinato che coniuga  Arte e Amore  tra virtuosismo letterario, naturalezza e visioni oniriche.
Il suggerimento per fruire al meglio, di questa  Lezione sulla Bellezza intrinseca all’ Amore tenuta dall’ammaliante   Professor  Collins  ( impossibile  non accostarlo per competenza e charme all’ illustre collega canadese ideato da Reynard)  coadiuvato da Sarah,  è di tenere a portata di mano le immagini degli eccelsi gruppi scultorei raffiguranti Amore e Psiche opera di Antonio Canova, ai quali Marc e Sarah  faranno riferimento durante la  loro illuminante conversazione e che stimoleranno accompagnandola  l’ evoluzione del loro legame. Per una lezione che non lascerà indifferente il lettore.    

LA SINDROME DI STENDHAL
Catherine BC

Editore: Self-publishing
Genere: Romance contemporaneo
Pagine: 42
Prezzo: 0.99
Formato ebook ( Amazon)

Trama

Marc Collins è un uomo all’apice della carriera e della sensualità. Braccio destro del curatore del Louvre, docente universitario, un intellettuale tenebroso e affascinante. Un uomo che nasconde agli altri la propria fragilità, che non vuole mostrarsi mai debole o esposto, ma che ama nascondersi dietro maschere sorridenti e parole accattivanti. Durante la presentazione di Amore e Psiche Stanti incontra una giovane donna che sembra condividerne l’amore sconfinato per l’arte in ogni sua forma. Sarah lo ammalia con la semplicità e la capacità di tenergli testa, scoperchiando quel vaso di Pandora delle emozioni che porta con sé il nascere di ogni potente attrazione. Come la Sindrome di Stendhal, questo incontro dà vita ad un torneo di sentimenti, un turbinio di sensazioni che arrivano direttamente all’anima, mostrando l’essenza stessa della natura umana e la forza primordiale che la governa da sempre: l’amore.

La mia opinione

La difficoltà principale che un autore incontra nel  realizzare un  racconto risiede verosimilmente nel condensare emozioni e avvenimenti in poche pagine senza lasciare a bocca amara chi legge:  è necessario  scegliere con cura le parole, equilibrare  situazioni,  descrizioni  e  dialoghi perché l’ esposizione non  risulti sbrigativa e incompiuta. In questo contesto sono palesi  la   dimestichezza con la penna e la  cultura umanistica di Catherine BC. La Sindrome di Stendhal è ambientato nel luogo romantico e artistico per eccellenza -  Parigi e il Louvre – ed è  apprezzabile  in primo luogo per la ricchezza di vocabolario che non  compromette la fluidità della narrazione. Il racconto è  incentrato su una conversazione al cospetto delle sculture canoviane raffiguranti Amore e Psiche, metafora delle dinamiche affettive e quindi elementi chiave del racconto con la loro doppia valenza, estetica ed empatica.  Tale dialogo  assume la connotazione di un vero e proprio gioco della seduzione coinvolgendo  i sensi dei protagonisti e di riflesso quelli del lettore: esso si  basa su  colori, sguardi, modulazioni vocali, respiri, sensazioni tattili e olfattive: questi componenti  fanno vibrare i due personaggi  di aspettativa , in sublime attesa di un contatto intimo che è spirituale ben prima che fisico. E di riflesso  è tutto un susseguirsi di contrapposizioni tra i punti di vista di Marc e Sarah,  tra arte e istinto, immaterialità e concretezza,  carnalità e spiritualità;
dando modo al lettore di avvertire la sensazione di inesorabile avvicinamento tra due spiriti affini  che sperimentano la Sindrome di Stendhal, un impulso emozionale di straordinaria bellezza sbocciato spontaneamente senza artifici verso un’ anima gemella della quale ci si sente indegni perché imperfetti. Con queste premesse, potrei avere dato l' idea di uno scritto ostico, noioso: ma nonostante il concetto di base espresso da Catherine BC non sia elementare, il racconto è pur sempre
un romance  e non  un saggio sull’ estetica neoclassica, e questa conversazione è arricchita di  situazioni e suggestioni che ne alleggeriscono e vivacizzano la trama. Ed ecco quindi  tocchi frivoli  ( una t-shirt sotto lo smoking fa intuire la sensualità di  un personaggio ) e vivide e incisive pennellate   a caratterizzare anche ironicamente gli attori  secondari.  Compaiono elementi riscontrabili anche ne Il Sapore del Proibito:  la cotta adolescenziale, l’ammirazione per l’ oggetto del desiderio, il senso di inadeguatezza alla persona amata, il corpo traditore delle emozioni: e soprattutto l’ atmosfera “ da sogno” che tanta parte aveva avuto nel primo capitolo della Forbidden Trilogy.

A chi volesse conoscere meglio lo stile di questa brava scrittrice e ancora non  lo avesse fatto, consiglio vivamente  di leggere Il Sapore del Proibito, primo volume  autoconclusivo della Forbidden Trilogy,  la cui succosa anteprima è visionabile QUI. Di seguito il commento  “ a caldo” che  ho voluto lasciare su Amazon a Catherine BC  appena  ho terminato questo libro  lo scorso agosto:  le  immagini oniriche, la tenerezza dei personaggi e la sensualità delle immagini descritte  mi hanno tenuto compagnia per molti giorni dopo la lettura. 

 " Il sapore del proibito" è suddiviso in due parti ben distinte: nella prima vengono presentati due protagonisti immaturi anagraficamente e caratterialmente, e un amore che di riflesso viene precocemente e maldestramente espresso da uno Stephen ostinato, intenso ma " acerbo", nei confronti di una Mya inibita da preconcetti e timori legati alla differenza di età e di ruoli. Nella seconda parte del romanzo i due protagonisti hanno un vissuto alle spalle e una nuova consapevolezza dei reciproci sentimenti, che non tardano a manifestarsi nella loro profondità. Stephen affascina  per la sua devozione incondizionata, per la dolcezza infinita e il bisogno fisico e spirituale di completarsi con Mya. In un susseguirsi di colpi di scena drammatici, di momenti di intimità rovente e di intermezzi più rilassanti e spiritosi, i destini di Mya e Stephen si intrecceranno indissolubilmente. Personalmente ho apprezzato questo romanzo che si sviluppa in maniera fluida ma non convenzionale: in particolare ho trovato singolare e piacevole il frequente ricorso al sogno e il suo accavallarsi, influenzandole, alle vicende vissute dai protagonisti. Consiglio questo romanzo a chi ama le storie intensamente romantiche e dolci "condite" da intermezzi piccanti: è un balsamo per l' umore!”.

Infine, una chicca per chi  curioso  come me è in attesa dell’ uscita del secondo capitolo della Forbidden Trilogy:  ho il piacere di riportare qui sotto alcune righe in anteprima,  gentilmente concesse da Catherine BC, tratte dal prologo di   Ricatto del proibito; ad ulteriore riprova della validità della produzione letteraria di questa dotata scrittrice nostrana.
  
Elisabeth si fissava nello specchio indecisa. Aggrottava le sopracciglia in modo buffo e, una volta scorto il proprio riflesso, sorrideva di se stessa apertamente. L’abito color carta di zucchero che sua madre le aveva confezionato le stava molto bene: sottolineava i suoi punti di forza, esaltandoli, e mimetizzava sapientemente quelli critici. Le spalle erano scoperte e l’acconciatura, pur scarmigliata ad arte, lasciava esposto il collo, sottile e niveo, tanto da ricordarle quello di una statua. Il seno era fasciato e un po’ costretto. Almeno si sarebbe notato un po’ meno. Quel particolare così florido, così adulto, su un corpo ancora da ninfa adolescente stonava e, soprattutto, sembrava catalizzare gli sguardi di ogni ragazzo che incontrava. Avrebbe voluto essere come sua sorella Caroline, alta, esile, armoniosa, nel portamento e docile nel carattere. Tanto era pacata e dolce Caroline, quanto irriverente ed energica Elisabeth. Due facce della stessa medaglia, opposte ma necessarie l’una all’altra. I suoi occhi erano ancora ancorati allo specchio quando un brivido inatteso le fece accapponare la pelle. Una sensazione insolita le creò un disagio crescente. Sembrava una carezza viscida, un formicolio di attesa, ma non di piacere, che le partiva dalle caviglie e le si insinuava sotto la gonna, oltre la stoffa del vestito, per poi salire e fermarsi oltraggiosamente sui suoi seni, su di lei. Si guardò attorno in modo guardingo, compiendo un piccolo giro su se stessa. Era un atteggiamento irrazionale, una paura atavica che non aveva base. Sorrise per convincersi e si sussurrò parole di incoraggiamento. Cercò di mantenersi concentrata sulla serata che aveva davanti, su Alexander e sull’infinità di sensazioni che era capace di farle provare. Sapeva farla vibrare intensamente, creando melodie di suoni e colori, sapeva muovere le mani su di lei con la stessa leggerezza che usava sul suo pianoforte, con la stessa passione e lo stesso trasporto. Era la porta per un’altra dimensione, quella in cui regnava quel piacere tanto presente nei discorsi pruriginosi delle sue amiche, quella crescente onda d’estasi cui voleva andare incontro ancora una volta. Portò d’istinto le braccia attorno al proprio corpo, come a voler trattenere le particelle di pura elettricità che si erano liberate nell’aria, quando un rumore netto le fece riaprire bruscamente gli occhi. Trattenne il respiro perché le sembrava che anche quello potesse impedirle di recepire la presenza di qualcosa o qualcuno nei paraggi, ma fu avvolta dal silenzio totale. Sentiva in lontananza il muggito annoiato delle mucche e le parole concitate dei braccianti di ritorno dai campi, ma non avvertì nient’altro che potesse sembrarle più vicino. Dall’altra parte delle assi di legno, in quell’intercapedine così stretta da pensare di poterci rimanere incastrato per sempre, qualcun altro tratteneva il respiro. Teneva gli occhi sbarrati su quell’insulso chiodo arrugginito che era appena caduto ai suoi piedi, cercando di rimanere immobile. Elisabeth si avvicinò alla parete, mentre lui si appiattì su quella parallela, allargando le dita sulla superficie del legno come avesse potuto penetrarla. Non era stata una grande idea quella di spiarla, ma non aveva saputo resistere. Averla lì sola e scoprire per puro caso quel ripostiglio per scope l’aveva indotto in tentazione. Sorrise all’idea di usare le stesse parole di padre Owen, rilasciando un respiro che risultò subito di troppo. Gli occhi di Elisabeth si spalancarono mentre la sua mano andò d’istinto a coprirsi la bocca, quasi a voler trattenere un grido. «Perfetto! Coglione che non sei altro!»

Padre James osservava incantato le forme insolite che le linee originali delle varie suppellettili assumevano una volta colpite dai raggi del sole, che penetravano attraverso le vetrate della piccola chiesa. Faceva insolitamente caldo in quel pomeriggio di aprile e, con ogni probabilità, non si sarebbe presentato nessuno bisognoso di confessarsi. Tuttavia, ligio al dovere, indossò la stola scarlatta sopra la semplice camicia nera e si sistemò nel confessionale. Lesse con sforzo il libro delle omelie, appuntando con la matita alcune annotazioni sul margine, combatté contro la spossatezza che l’aveva colpito fin dalla fine del pranzo, ma alla fine cedette le armi ad un sonnellino ristoratore.
Fu scosso all’improvviso dal tonfo di un paio di ginocchia sul legno antico, liscio e senza le moderne imbottiture ad ammorbidire la postura del penitente. Aprì lo sportellino che copriva la grata e, dai piccoli fori formanti la sagoma di una croce, poté scorgere gli occhi verdi di Elisabeth Sawer brillare alla luce come smeraldi.
«Padre… »
«Elisabeth, buonasera.»
«Mi scusi se salto i convenevoli, ma devo assolutamente parlare con qualcuno di questa cosa. Mi sta divorando l’anima.»
«Non ti agitare. Non penso che tu abbia commesso un omicidio.»
«Non ancora, ma questa cosa mi dannerà in ogni modo.»
«Ti ascolto.»
Padre James sentì il suo respiro farsi rarefatto e la sua voce calare di tono e tremare. Le sue mani si torturavano l’una con l’altra, mentre i suoi denti avrebbero potuto a breve inciderle le labbra.
«Che cosa ti angoscia?»
«Padre, Lucifero prima di essere quello che è, era un angelo, giusto?»
«Sì, il più bello e sfolgorante degli angeli.»
«Il problema è, padre, che la bellezza e il fascino del male son rimasti anche dopo la sua cacciata dal Paradiso. Lucifero è bellissimo e attira più di una sirena incantatrice. Sa spogliarti con lo sguardo, accarezzarti con le parole e possederti ancor prima di toccarti. È subdolo ed inarrestabile. Non ci sono rifugi sicuri, né preghiere che lo possano impietosire.»

L'Autrice

Catherine BC è un'autrice italiana. Il suo primo romanzo Il sapore del proibito  ha avuto un buon riscontro ed è stato al primo posto della classifica di vendita di Amazon per  alcune  settimane. Esso fa parte di una trilogia, Forbidden fruit, che comprenderà altre due storie d'amore  con  personaggi che già hanno fatto la loro comparsa nel primo volume. Catherine BC ha sempre scritto, racconti, poesie e novelle, postate in altre piattaforme letterarie. Un suo racconto è stato scelto per far parte di un'antologia "Sono una strega?", edita dal GDL. Nel 2014 è prevista l’ uscita  del secondo romanzo della serie Forbidden fruit, Ricatto proibito.

PROMETTIMI CHE CI SARAI Carol Rifka Brunt Recensione

CIO' CHE NON SI CONOSCE FA PAURA.

Questo è il concetto portante dell' intenso romanzo di Carol Rifka Brunt. La diffidenza dettata dalla paura di ciò che non fa parte della nostra quotidianeità, sia che si parli di sentimenti, sia che si parli di malattie che hanno segnato il secolo appena trascorso e che ancora, in silenzio, fanno paura.... ma solo se accompagnate dal pregiudizio. Una lettura che tocca argomenti importanti e delicati, che vede protagonisti i sentimenti "acerbi" e ingenui di due ragazzine, il contrasto tra il "misterioso" mondo degli adulti, e quello poco più che infantile, dove nessuno muore.
L'idealizzazione di un adulto, il vedere con gli innocenti "occhi del cuore", un uomo che anche dopo essere morto, ha tanto da dare e da insegnare attraverso i suoi diversi modi di amare. Una storia che fa riflettere sui pregiudizi in fatto di amore, su quello che è forte e palese, ma ci si ostina a non vedere, perchè a volte e più facile far finta che un problema non esista, piuttosto che affrontarlo di petto mettendo a nudo i sentimenti più intimi.
 
 
PROMETTIMI CHE CI SARAI
Carol Rifka Brunt
 
 
Traduzione di: L. Piussi e L. Prandino
Editore: Piemme
Collana: Narrativa
Genere: Narrativa contemporanea
Pagine:  413
Prezzo: 17.90
Ebook: 6.99
 
 
 
Trama
 
Quando hai quattordici anni, il tuo cuore è un luogo oscuro, un labirinto di sentimenti che non sai decifrare. Timida, goffa e sognatrice, June è a disagio tra i coetanei. Preferisce rifugiarsi nel bosco dietro la scuola, con ampie gonne e strambi stivali, fingendo di essere stata catapultata a New York dal Medioevo, l'epoca in cui sarebbe potuta diventare un falconiere. Sarebbe bello riuscire a richiamare a sé, proprio come creature alate, le persone che non ci sono più. Come lo zio Finn: grande pittore e migliore amico di June, l'unico in grado di capirla, strappato troppo presto alla vita da una malattia di cui in famiglia è proibito parlare. Un giorno, June riceve un pacco misterioso. All'interno c'è la teiera preferita di Finn, accompagnata da una lettera firmata da un certo Toby: l'uomo che nessuno, al funerale dello zio, ha osato avvicinare. E che ora chiede proprio a lei di incontrarlo in segreto. June dovrà fare i conti con la paura e la gelosia prima di accettare il fatto di non essere stata l'unica persona speciale nella vita dello zio. E prima di aprirsi a un'amicizia che potrebbe aiutare sia lei che Toby a colmare quel grande vuoto. Dopotutto, era quello che avrebbe voluto Finn: fare incontrare le persone che più aveva amato, unirle come in un'unica cornice affinché si prendessero cura l'una dell'altra. Ecco il suo ultimo desiderio, ecco il suo più grande capolavoro.
 
 
Opinione
 
E BRAVO ZIO FINN...
 
Che hai da parlare anche quando non puoi, continui ad amare anche se il tuo cuore si è fermato, ma soprattutto hai fatto più dopo essertene andato, che forse in tutta la tua giovane vita.
Attraverso il tuo ricordo, il cuore di una ragazzina e quello di un giovane innamorato, possono battere senza riserve, senza pregiudizi... ma il cammino della consapevolezza è un pò lungo e tortuoso, come se fosse necessario ribadire quanto l'amore sia "impegnativo".  Si, a volte è necessario utilizzare le regole della caccia al tesoro, per rendere consapevoli le persone di quello che provano e di come sia difficile ammetterlo, soprattutto quando in gioco c'è molto più di un'amicizia e ancor di più di un tenero sentimento appena sbocciato. Ma il contenuto di questo romanzo non si ferma qui... da qui parte e si dipana in una matassa di stati d'animo, azioni e reazioni che rendono la narrazione davvero poliedrica. Perchè, se la storia ruota intorno al ricordo di una persona che non c'è più ma che ha lasciato un'eredità emotiva non da poco, non si può tralasciare gli altri personaggi, che all'apparenza fanno da contorno, ma che in realtà sono parte integrante del puzzle.
Non solo June, Finn e Toby, ma anche Greta, sorella di June e i loro genitori. Perchè ciò che mi ha colpito, al di là dei sentimenti dei tre personaggi principali, sono gli atteggiamenti e gli stati d'animo di Greta che, con i suoi exploit riesce a rubare la scena alla sorella... in un muto grido d'aiuto.
Due sorelle un tempo molto unite, che si trovano a dover comunicare attraverso segni fatti col pennello, parole non dette diventano figure con il loro preciso significato. Sta a ciascuna, capire ciò che l'altra vuole dire. June, ragazzina insicura e sognatrice, spesso si costruisce una "scenografia" fantastica per scappare dal mondo che la circonda, fatto di input davvero molto forti, quel mondo che solo gli adulti possono decifrare fino in fondo e che lei ancora non è pronta ad affrontare, soprattutto se implica soffrire e di conseguenza crescere. Ma se a chiederle di affacciarsi alla realtà e al mondo che la circonda, è una delle persone che più ama, allora non si tirerà indietro, ignara che l'ultimo favore allo zio Finn, altro non è che una dichiarazione d'amore verso una giovane donna che ancora deve affacciarsi sulla finestra della vita.
Diventare grandi significa elaborare il dolore, le delusioni, la perdita e il proprio amore, perchè a volte il primo amore non si riesce a spiegare, fa paura. Ammetterlo a se stessi, è il primo passo per capire che esiste, e che non è motivo di vergogna. Così Finn, insegnerà a June, attraverso i gesti e le parole, ad amare in tutti i modi possibili, ricucendo gli strappi del cuore, con il filo dei ricordi.
 
Forse volevo solo che Toby sentisse i lupi che vivono nella buia foresta del mio cuore. E forse era quello il significato. Dite ai lupi che sono a casa. Forse Finn aveva capito tutto, come sempre. Tanto vale dirgli dove abiti, ai lupi, perchè ti troveranno comunque. Lo fanno sempre.
 
Una storia in tutte le declinazioni dell'amore, per un uomo, un figlio, un nipote, un amico. Per capire che le persone speciali lasciano un segno indelebile anche quando non ci sono più. Lo lasciano sospeso, in attesa di essere colto.
 
 
 
L'autrice
 
 
 
 
 Cresciuta nella periferia di New York, ora vive in Inghilterra. Dopo aver pubblicato racconti su varie riviste letterarie, ha ottenuto nel 2006 il premio New Writing dell'Arts Council England, grazie alla quale ha iniziato a scrivere  il suo romanzo d'esordio: Promettimi che ci sarai, acclamato negli USA da lettori, librai e critica come uno dei libri più belli del 2012. Consigliato - tra gli altri - da Goodreads, Amazon, The Wall Street Journal e O, The Oprah Magazine, il romanzo si è aggiudicato l'Alex Award, ha conquistato la classifica del New York Times grazie al passaparola ed è attualmente in corso di pubblicazione in altri quindici paesi.